Pastorale giovanile: mons. Castellucci (Modena), “un buon educatore agisce a nome della comunità e non da solitario”

Bologna, 20-23 febbraio 2017: XV Convegno nazionale di Pastorale Giovanile (Siciliani-Gennari/SIR)

(dall’inviato Sir a Bologna) “Un buon educatore dei giovani agisce a nome della comunità e non da solitario, è mosso dall’amore verso i ragazzi e non si fa prendere da paura e pregiudizio verso di loro, sa mettere i necessari ‘no’ dentro al grande ‘sì’ che è il Vangelo”. A ricordarlo agli oltre 700 incaricati di pastorale giovanile giunti a Bologna per il XV Convegno nazionale di pastorale giovanile (fino al 23 febbraio) è stato oggi il vescovo di Modena, monsignor Erio Castellucci, con la sua relazione su “Generare la fede. Generare una vita di fede. La comunità cristiana, educazione e gli educatori”. “Il primo fattore di sterilità nell’educazione dei giovani – ha detto il vescovo – è l’isolamento dell’educatore che può nascere da una sorta di gelosia possessiva. L’educatore chioccia è un libero battitore che toglie la libertà ai ragazzi”. Perché quando “un educatore dice ‘ i miei ragazzi’ e racchiude il suo gruppo dentro una campana di vetro, diventa sterile, non genera vita di fede”. Per mons. Castellucci l’educatore “vince la gelosia possessiva quando è mandato dalla comunità cristiana. Il suo servizio lo compie non a nome proprio ma a nome della comunità che è il soggetto educativo fondamentale”.

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