Ucraina: mons. Gugerotti (nunzio apostolico), “il primo martirio è il silenzio è internazionale”

“Destinati a morire nel silenzio, nell’indifferenza generale”. Monsignor Claudio Gugerotti, nunzio apostolico in Ucraina, non usa giri di parole per descrivere la situazione nella regione orientale del Paese dove i combattimenti, nonostante gli Accordi di Minsk, non sono mai cessati. Il nunzio è stato in quelle zone il 14 e il 15 febbraio. In particolare ha visitato la città di Avdiyivka presa di mira da bombardamenti pesanti a fine gennaio che hanno causato decine di morti, distruzione, interruzioni del servizio di erogazione di acqua e di luce e quindi mancanza di riscaldamento. Il nunzio racconta di case danneggiate e di una città in parte disabitata, perché la gente è sfollata. “Ogni notte si sentono bombardamenti. Non esiste una stabilità. E’ uno stillicidio costante”. La sensazione che la popolazione ha è “quella di sentirsi abbandonati, di non appartenere a nessuno” ed una delle ragioni che fanno del conflitto ucraino un evento “dimenticato” è che “probabilmente non fa comodo parlarne”. Il nunzio si spiega: “I conflitti congelati diventano in qualche modo una sconfitta generale per tutti in cui nessuno ha la vittoria. Allora si preferisce non portarli all’attenzione dell’opinione pubblica. Ma il primo martirio di questa gente è il silenzio internazionale”. Mons. Gugerotti sottolinea come le componenti di questo conflitto sono “complesse, sfuggenti e intestardite ed è estremamente difficile riuscire anche solo a favorire la costruzione di un dialogo”. Per questo, il nunzio traccia tre vie di impegno. “Primo, ci vuole la buona volontà che consenta alle parti di aprirsi reciprocamente. Secondo, occorre che le potenze internazionali e le organizzazioni internazionali prendano sul serio il problema. Non bastano generiche condanne. Terzo, occorrono gli strumenti perché le decisioni o gli accordi presi vengano messi in pratica. L’Osce, per esempio, ha rilevato che in questi ultimi combattimenti, sono stati usati da tutte e due le parti armi che gli accordi di Minsk avevano proibito. E’ inutile quindi che si faccia un accordo se poi l’accordo viene disatteso immediatamente”.

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