“Grazie per quello che fate”. E’ il saluto del Papa alle famiglie assistite dalla Caritas, incontrate ieri nella parrocchia di Santa Maria Josefa insieme agli operatori. “Il vostro lavoro è avvicinarsi alle persone che hanno qualche bisogno, e anche non solo dare una cosa, ma ascoltare: l’apostolato dell’orecchio”, ha spiegato Francesco: “Alle volte, uno può pensare: ‘Ma quello è un po’ noioso, quanto noiosa è… ascoltare tanto dolore, quando non c’è il necessario per comprare i farmaci, quando non c’è da mangiare…'”, ha proseguito parlando sempre a braccio. “Avanti!”, l’invito: “Ma non litigate tra voi! Pensate questo: quando viene una persona a chiedere aiuto, una signora o un signore o chiunque, quella persona è Gesù. Perché anche Gesù ha dovuto chiedere aiuto quando era profugo in Egitto. È Gesù che ha bisogno in questa persona. ‘Ma questa è una persona che sparla, che non va in chiesa, che non crede in Dio…’. Ma è Gesù. È Gesù.È la vostra preghiera che fa allargare il cuore e la fede: è Gesù, è con me, Gesù è con me, oggi. E questo pacco lo do a Gesù. E questo sorriso lo do a Gesù. Questa è la vostra strada di santità. Se voi fate questo, diventerete santi. Tutti! È semplice. Ma non dimenticare: è Gesù che bussa alla porta”. “Ogni persona che viene è Gesù”, ha sintetizzato il Papa: “Quella persona buona è Gesù? Sì. Quella persona non tanto buona è Gesù? Sì. Per me, è Gesù. Io devo riceverla come Gesù. Quella donna che ha una lingua di serpente, è Gesù? Sì. E devo, con la mia tenerezza e il mio amore, fare che la sua lingua si ‘sveleni’, e non sparli. Ma è sempre la tenerezza, l’amore, perché ogni persona che ha bisogno è Gesù che bussa alla porta del mio cuore”. Infine il saluto finale: “Grazie tante per essere stati qui a pregare insieme, a pregare per tutto il quartiere, per la parrocchia. Saluto tutti voi, fedeli cattolici, e anche i musulmani, e per tutti voi chiedo la benedizione del Signore”.