Giornalismo: Riccelli (Ucsi), “abbiamo il dovere di scovare le buone notizie”

“Abbiamo il dovere di scovare le buone notizie”. Lo scrive Antonello Riccelli, vice presidente dell’Unione cattolica stampa italiana (Ucsi) e responsabile del sito associativo, in un contributo pubblicato oggi dal Copercom a proposito della Campagna Ucsi per la “buona notizia”. “È possibile valorizzare le buone notizie, inserirle con piena dignità nelle scalette del telegiornale e nei menabò dei giornali (di carta e su internet)? Noi siamo convinti che susciterebbero attenzione, simpatia, interesse. E soprattutto pensiamo che, se condivise, potrebbero determinare effetti positivi a catena, con un effetto moltiplicatore”. Non è, precisa Riccelli, “un fatto estetico, né siamo spinti da un intento moralistico. Il ‘buono’ è quello che persegue un obiettivo condivisibile (sociale, culturale, emotivo) in circostanze particolari e attraverso strumenti innovativi (altrimenti, se non fosse una novità, che notizia sarebbe?) e facilmente diffondibili”. Di “buone notizie”, aggiunge, “ce ne sono tantissime e molto spesso i protagonisti (positivi) sono i volontari delle nostre associazioni e comunità”. Però, “il primo problema è conoscerle, sapere dove avvengono. Altrimenti come possiamo valorizzarle?”. Per questo, spiega Riccelli, “ci potrà aiutare la diffusione capillare che abbiamo sul territorio. In questi mesi, abbiamo cercato di coinvolgere attorno al sito internet www.ucsi.it alcuni giovani ‘corrispondenti’, da ogni parte d’Italia. Questa rete sarà il nostro osservatorio privilegiato per ‘scovare’ le buone notizie”. Certo, “le ‘buone notizie’ non faranno mai scomparire dal nostro radar di giornalisti e osservatori della comunicazione quelle ‘cattive’, tanto che da tempo stiamo analizzando per esempio le forme della rappresentazione della violenza in tv e negli altri media, né siamo così ingenui da pensare di far vedere le une per nascondere le altre. Il nostro – conclude Riccelli – vuole essere solo un tentativo di far riflettere i giornalisti (tutti, a cominciare da noi stessi) anche su un’altra faccia della realtà che ci circonda”.

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