Educazione: Andreoli (psichiatra), “un buon educatore deve essere fragile per insegnare e per imparare”

Bologna, 20 febbraio: Vittorino Andreoli interviene al convegno nazionale di pastorale giovanile

(dall’inviato Sir a Bologna) “Un buon educatore deve essere fragile, avere la percezione dei propri limiti, deve sentire particolarmente il piacere di stare in contatto con le nuove generazioni, per insegnare e per imparare. La fragilità è la forza della relazione”. Lo ha detto lo psichiatra Vittorino Andreoli che oggi a Bologna ha aperto i lavori del XV convegno nazionale di pastorale giovanile (fino al 23) con una relazione sul tema “Quale adulto per una educazione possibile?”. “Educatore non è uno status. L’educatore lo si vede solo nelle relazioni che ha con coloro che devono essere allevati. Lo si vede mentre educa in un dialogo tra lui e l’educando, tra allievo e maestro di vita in relazione. E relazione significa essere interessato all’altro, avere bisogno dell’altro. L’educazione sta nel bisogno dell’altro”, ha rimarcato Andreoli, che ha invitato i partecipanti a “non avere paura che internet stravolga tutto perché non sarà in grado di sostituire le relazioni interumane”. Educare, allora, “vuol dire insegnare a vivere. Oggi il mondo giovanile non sa vivere. Ci sono ragazzi intelligenti – ha spiegato lo psichiatra – che non sanno affrontare le difficoltà affettive e di fronte a una sconfitta, a una frustrazione, compiono gesti tragici, come la cronaca spesso, purtroppo, mostra. Trasmettete che cosa è la vita, fate scoprire la vita e la sua bellezza. Vivere vuol dire sapere che cosa è la vita, il suo senso, sapere che cosa significa, quindi, anche morire. I giovani non sanno che cosa è la morte”.

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