Parole O_stili: De Luca (Rainews 24), “Papa Francesco ha cambiato i codici interpretativi e narrativi”

“Papa Francesco ha cambiato i codici interpretativi e i codici narrativi rispetto ai suoi predecessori”. Lo ha affermato questa mattina Vania de Luca, vaticanista di RaiNews24 e presidente dell’Ucsi, intervenendo a “Parole O_Stili” durante il panel dedicato a “In nome di Dio”. De Luca ha raccontato la sua esperienza di giornalista al seguito del Papa, e per presentarlo come figura di comunicatore si è rifatta a parole, immagini e silenzi degli ultimi quattro anni. Da quel “Fratelli e sorelle, buonasera”, pronunciato dalla loggia di san Pietro, al “Vergogna” del viaggio a Lampedusa, rivolto – ha ricordato la vaticanista – “a tutti: cittadini, persone di Paesi ospitanti, indifferenti, uomini che hanno delle responsabilità politiche”. Poi la parola “genocidio”, “lanciata in Armenia quando precedentemente c’era stata la polemica” e “non prevista nel testo del discorso ufficiale”. “Il Papa l’ha voluta dire, nonostante tutti gli inviti alla prudenza”, ha osservato De Luca. “Immagini fortissime sono state quelle riguardanti i rapporti ecumenici”, ha proseguito. Da quella di Istanbul con Bartolomeo, all’incontro con Kirill all’aeroporto di Cuba fino alla preghiera nella Cattedrale di Lund e l’abbraccio con i luterani. “Francesco – ha continuato De Luca – incarna poi l’idea del pastore che cammina e lo fa con il suo gregge, a volte davanti, a volte dietro per aiutarlo ad avere fiuto, a volte in mezzo per avere l’odore delle pecore”. Riguardo ai rapporti interreligiosi, “secondo me – ha detto la vaticanista – l’immagine più forte è quella dell’imam di Bangui che sale sulla papamobile”. “Secondo me il Papa ebbe l’idea – ha rivelato la giornalista – che alcune cose che sono possibili in periferia non sempre lo sono al centro”. “Una cosa così non sarebbe potuta succedere a Istanbul”, ha spiegato De Luca che ha dedicato l’ultimo passaggio del suo intervento al “silenzio del Papa”. “Quando parla le sue parole sono significanti, ma quando non parla sono silenzi significanti”, ha notato la giornalista, riferendosi al “silenzio di Francesco ad Auschwitz”.

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