Discarica Bussi: vescovi Abruzzo e Molise nel 2008, “quanti e quali danni si potevano evitare?”

“Com’è stato possibile scaricare mezzo milione di tonnellate di rifiuti tossici e inquinare il terreno, i fiumi, le falde idriche senza che nessuno si accorgesse di niente? Com’è stato possibile far arrivare acqua inquinata nelle case di un terzo della popolazione abruzzese, per anni, nonostante le tante autorità competenti sul territorio?”. Così, già nel 2008, i vescovi dell’Abruzzo e del Molise sottolineavano la gravità della situazione provocata dalla mega discarica dei veleni della Montedison di Bussi sul Tirino (Pescara). Ieri la Corte d’Assise d’Appello dell’Aquila ha stabilito che si è trattato di avvelenamento colposo delle acque, modificando così la prima sentenza di due anni fa della Corte d’Assise di Chieti, quando il reato non era stato riconosciuto e i 19 imputati erano stati tutti assolti. La Corte ha condannato 10 dei 19 imputati e ha stabilito che tutte le condanne, che vanno da 2 a 3 anni di reclusione, sono condonate perché i fatti sono tutti antecedenti al 2 maggio 2006. I vescovi dell’Abruzzo e del Molise, nel messaggio per la Giornata della salvaguardia del Creato del 2008, definivano “sconcertante” la scoperta di questa “enorme discarica abusiva di rifiuti tossici proprio nei pressi della falda idrica da cui pesca l’acquedotto che fornisce acqua potabile a 450mila persone”. Come vescovi, proseguivano, “siamo allarmati del fatto che dal 2002 (anno dei primi campanelli di allarme) ci siano stati solo rimpalli di responsabilità e si è dovuti arrivare alla fine del 2007 per chiudere definitivamente i pozzi. Quanti e quali danni ai cittadini si potevano evitare?”.

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