Giornata mondiale radio: Berardelli (Corallo), “c’è bisogno di riappropriarsi del locale”. No a “sottrazione ulteriori frequenze”

“Un mezzo duttile, versatile, che cambia e sopravvive a ogni innovazione tecnologica mantenendo intatta la propria centralità nell’universo dei media”. Nella Giornata mondiale della radio, Luigi Berardelli, presidente dell’associazione Corallo (200 radio e 63 televisioni di tutte le regioni italiane, 1 Consorzio radio, 1 Agenzia di informazione a diffusione nazionale), traccia al Sir l’identikit di questo medium. “Si sta parlando – osserva – del passaggio dall’analogico al digitale, questione importante dal punto di vista tecnico ma che non ne muta la sostanza. La radio ha una fruibilità e un’immediatezza superiori rispetto ad altri media; sopravvive e sopravviverà. Oggi, inoltre, forse come fenomeno di rigetto verso la troppa immagine che ci pervade, ne sta riprendendo l’ascolto da parte dei giovani”. Per chi “voglia proporsi come emittente – aggiunge -, la radio è più facilmente gestibile rispetto alla Tv, è più snella e non richiede grandi investimenti”. “Certo – riconosce Berardelli – siamo sempre in mezzo alla grande battaglia tra monopolizzatori dell’etere che tendono ad invadere tutto. Negli anni ’90, all’inizio della liberalizzazione della radio in Italia si contavano 4mila emittenti private che il processo di razionalizzazione e riordino delle frequenze ha ridotto, attraverso fusioni e accorpamenti, a circa 700”. Questo “ha acuito il contrasto tra i grandi network e le piccole radio che tuttora lottano contro questa invasione. Nel passaggio in corso dall’analogico al digitale – avverte – si rischia infatti che alle radio locali vengano sottratte ulteriori frequenze”. Per questo, al convegno promosso la scorsa settimana a Roma dall’associazione, “alla presenza del sottosegretario allo Sviluppo economico Antonello Giacomelli è stato rivendicato il diritto delle radio locali ad essere presenti in questa nuova pianificazione”.

Per Berardelli, “la radio locale ha un valore enorme dal punto di vista culturale e dei servizi. Porta alla ribalta il territorio nel suo divenire e nella sua vita quotidiana, è la sola ad avere antenne adeguate per intercettarlo”. “Stanno crollando miti come la globalizzazione e c’è bisogno – sostiene – di riaggrapparsi e riappropriarsi del locale; non per cadere nel localismo ma perché è dalle periferie che questo mondo deve essere cambiato, partendo dal basso e dalla centralità della persona in un concetto di sussidiarietà che ha ispirato la nostra Costituzione e che dovrebbe essere recuperato dalla politica”.  “La radio – conclude il presidente di Corallo – è uno strumento per questa ulteriore valorizzazione che è il futuro anche dal punto di vista culturale, concettuale e sociale”.

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