Card. Turkson: “la malattia fa riscoprire come la vicinanza salvifica di Dio illumina e rende sopportabile l’esperienza della precarietà umana”

“La malattia non è un impedimento alla realizzazione del progetto di Dio sull’uomo, bensì l’esperienza della vulnerabilità di quest’ultimo che non oscura la sua capacità innata di cura. È un’occasione che rende anche possibile riscoprire come la vicinanza salvifica di Dio illumina e rende sopportabile l’esperienza della precarietà umana. La croce di Cristo è la risposta dell’amore di Dio che dà senso alla speranza di ogni sofferente, di ogni malato e di ogni bisognoso in virtù della preziosità del suo essere dinanzi a Dio”. Lo scrive il card. Peter Kodwo Appiah Turkson, prefetto del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale, commentando su L’Osservatore Romano il messaggio del Papa per la 25ª Giornata mondiale del malato. “Il servizio al malato – aggiunge – passa attraverso una rete relazionale; la presuppone e la costituisce come alleanza di relazione, terapeutica, assistenziale, familiare, umana, religiosa, spirituale ed ecclesiale”. Ogni ospedale, ogni casa di cura o di assistenza “deve essere segno visibile ed espressione di quell’attenzione premurosa alla condizione umana ispirata a Bernadette da Maria, per promuovere una rete umana dell’incontro dove l’aiuto, professionale e fraterno, al sofferente o al malato contribuisca a superare il limite della cultura dello scarto e dell’ingiustizia”. L’invito di Papa Francesco, ricorda il cardinale, è quello di vivere la giornata mondiale del malato con un “nuovo slancio per contribuire alla diffusione di una cultura rispettosa della vita, della salute e dell’ambiente”.

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