Obiezione di coscienza: Norvegia, metodi anticoncezionali, licenziata donna medico cattolica. Respinto il suo ricorso

La corte del distretto norvegese di Aust-Telemark ha emesso ieri il verdetto respingendo il ricorso della dottoressa Katarzyna Jachimowicz, polacca e cattolica, contro il comune di Saherad che nel 2015 aveva licenziato la Jachimowicz, “medico di base” dal 2010, perché aveva rifiutato di rinunciare all’obiezione di coscienza riguardo all’applicazione della spirale, metodo anticoncezionale che può avere conseguenze abortive. Sebbene il contratto di lavoro stipulato nel 2010 lasciava alla dottoressa la facoltà “di non dover inserire spirali sulla base del proprio convincimento come cattolica”, spiega in una nota l’avvocato difensore Håkon Bleken, una legge nazionale in vigore dal 2014 “obbliga i medici di base a inserire personalmente alle pazienti le spirali” e proibisce il ricorso all’obiezione di coscienza. Secondo la Corte però, spiega l’avvocato, “il fatto che una donna che richiede la spirale sia rimandata a un altro medico diverso dal proprio che si avvale dell’obiezione di coscienza, rappresenta una forma di discriminazione in base al sesso”: infatti i pazienti maschi non incorrerebbero in una simile situazione. Secondo la Corte, spiega l’avvocato, si tratta di “dare priorità all’interesse delle donne al massimo limite possibile” nel rispetto della Convenzione europea.
Sentenza discutibile per una serie di motivi, tra cui, spiega Bleken “è molto difficile capire perché il solo fatto che una donna abbia bisogno di andare da un altro dottore sia discriminante quando è dimostrato che nessun paziente riceve tutte le cure che sono di responsabilità del proprio medico di base dal medico stesso”. La Corte stessa, secondo l’avvocato, sarebbe consapevole delle fragilità della propria sentenza considerato il fatto che, diversamente dalla norma, non ha imputato alla parte perdente i costi legali. “La dottoressa potrà fare ricorso alla protezione di Strasburgo”, dichiara l’avvocato.

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