Famiglia: don Gentili (Cei), “il Signore vi affida i suoi tesori rendendovi collaboratori dei genitori”

Per far aprire “un ragazzo che si chiude a riccio” occorre “evitare la persistente sensazione di inadeguatezza e competizione e far calare le difese, spalancando la sua parte più tenera. È una delle indicazioni di don Paolo Gentili, direttore dell’Ufficio nazionale per la pastorale della famiglia della Cei, ai giovani partecipanti al corso annuale di formazione per animatori di “Animatema di famiglia” in corso fino a domani a Roma. Nella sua riflessione don Gentili spiega che la vigilanza dei genitori “sui propri figli è indispensabile, ma deve essere purificata dall’ansia” che non permette a questi ultimi di “sperimentare la libertà e imparare a scegliere, distinguendo tra il bene e il male”. In un gruppo si possono trovare anche ragazzi “super dotati”. Allora, avverte il direttore dell’Ufficio Cei, occorre “vigilare sulla loro tentazione di estraniarsi” e cercare di “trovare la chiave per aprire quell’ostrica”. Così, “con la loro perla, diventano il motore per tutto il gruppo. Spesso la svolta avviene quando avvertono di essere responsabilizzati nel sostenere i più deboli”. “Il genio incompreso”, ossia il ragazzo che si sente superiore agli altri, deve essere invece aiutato a “tornare con i piedi per terra divenendo più consapevole dei propri limiti”. È necessario “mostrare la vera gara che stiamo vivendo nella luce del Vangelo, quella del mettersi a servizio gli uni degli altri, gareggiando nello stimarsi a vicenda, come ci esorta San Paolo”. “Il Signore – conclude don Gentili – vi affida i suoi tesori rendendovi collaboratori nei confronti delle famiglie. Lui è con voi per realizzare ciò che il Papa ci chiede”.

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