Corridoi umanitari: Caritas Bergamo, anche due disabili tra i profughi giunti dalla Libia

“La disabilità non è una barriera insormontabile, la cura delle vulnerabilità più grandi ci richiede maggiore attenzione e con questo spirito abbiamo cominciato a occuparci di loro”. Il responsabile dell’area migrazione della Caritas di Bergamo, Francesco Bezzi, racconta così l’arrivo di dodici uomini di origine somala, yemenita ed eritrea, nell’hub bergamasco, tra cui due con disabilità fisiche. Sono giunti in Italia, nei giorni scorsi, tra i 160 profughi arrivati all’aeroporto militare di Pratica di Mare, a Pomezia (Roma), con il primo corridoio umanitario aperto con la Libia, grazie all’impegno della Cei e del governo italiano. Hanno meno di 30 anni gli yemeniti che sono scappati dalla guerra civile nel loro Paese. Gli altri profughi sono più grandi. Il veterano è un uomo somalo, 64 anni. “Hanno effettuato le prime visite: sono arrivati in condizioni fisiche non ottimali ma neppure allarmanti – spiega Bezzi al Sir -. Abbiamo constatato per uno di loro una disabilità a una gamba, mentre a un altro mancano alcune dita delle mani e dei piedi”. Che siano i segni della violenza subita durante la fuga dall’Africa, gli operatori della Caritas lo pensano. Ma “nei prossimi giorni chiederemo quali fatiche hanno affrontato per fuggire dai loro Paesi”. Da definire anche i tragitti che hanno percorso. Un dato, però, è certo. I ragazzi yemeniti sono stati portati via dal campo libico di Triq al-Sikka, gli altri da un campo profughi di Tripoli. Nei prossimi giorni, continueranno per loro le procedure per la formalizzazione della richiesta di asilo, nel frattempo saranno realizzati altri screening medici e la ricollocazione in strutture per la prima parte di accoglienza. “Il percorso di integrazione poi continuerà con il coinvolgimento delle comunità cristiane locali”.

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