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Terra Santa: Patton (Custode), “da cosa può mai salvarci un bambino avvolto in fasce che giace in una mangiatoia?”

(Foto: AFP/SIR)

“Il Natale è un dono di salvezza che può cambiare la nostra vita e la nostra storia, malgrado le tante apparenze di segno contrario, che la cronaca quotidiana e l’esperienza personale ci mettono dinnanzi”. A ricordarlo è il custode di Terra Santa, padre Francesco Patton, nel suo messaggio di Natale diffuso questa mattina a Gerusalemme. Ma “da cosa può mai salvarci un bambino avvolto in fasce che giace in una mangiatoia?” è la provocatoria domanda del custode. Innanzitutto, si legge nel testo, un bambino in fasce “può salvarci da una impostazione di vita falsata: non distingue il valore del danaro, non sa ancora cos’è una carta di credito, non ha bisogno dello smartphone, né di internet o di Facebook per comunicare, chiede semplicemente il latte materno, il calore del contatto umano, la vicinanza e la cura di qualcuno”. Ma può anche “salvarci dal nostro vivere ripiegati e accartocciati nella preoccupazione per noi stessi! Proprio perché piange ci costringe a dimenticarci un po’ delle nostre lacrime; perché ha fame ci costringe a preoccuparci meno dei nostri bisogni; proprio perché ha bisogno di cure e di attenzioni ci costringe a non metterci troppo spesso al centro dell’universo e ci educa ad amare!”. “Un bambino in fasce – prosegue il custode – può salvarci dalla nostra presunzione, dalla prepotenza e dall’orgoglio, dal desiderio di farci valere a tutti i costi! Lui si presenta indifeso e ci disarma il cuore! Incapace di distinguere il ricco dal povero, il debole dal potente, il grande dal piccolo, ci fa tutti uguali davanti a sé e fa sentire anche noi piccoli allo stesso modo. Ci costringe a imparare il suo linguaggio, a tornare bambini, ritrovando le parole e i gesti semplici di quando eravamo piccoli, senza inganni, senza doppiezze e senza false astuzie”. Infine, “può salvarci dal pessimismo, dalla sfiducia, dalla paura della morte, perché ci mette davanti agli occhi il mistero e il miracolo della vita e quando sorride diventa l’immagine stessa della felicità, ci fa dimenticare ogni sconforto, ogni angoscia, ogni male!”. “In quel bambino, che si chiama Gesù, batte il cuore stesso di Dio – sottolinea padre Patton – . A braccia aperte il Bambino di Betlemme si offre e si consegna a noi, capace di donare il più bel sorriso, ma al tempo stesso fragile, indifeso e bisognoso di tutto. Che ciascuno e ciascuna di noi, in questo santo Natale, sappia aprire le braccia per accogliere, con generosa tenerezza il Bambino di Betlemme, ma anche tutti i piccoli nei quali oggi Egli si rende presente”.

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