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Papa Francesco: alla Curia Romana, “fare le riforme a Roma è come ripulire la sfinge d’Egitto con lo spazzolino da denti”

“Che questo Natale ci apra gli occhi per abbandonare il superfluo, il falso, il malizioso e il finto, e per vedere l’essenziale, il vero, il buono e l’autentico. Tanti auguri davvero!”. Sono gli auguri formulati dal Papa, nel quinto discorso rivolto alla Curia Romana per le festività natalizie. Il tema, ha spiegato Francesco, è la Curia “ad extra”: “Il rapporto della Curia con le nazioni, con le Chiese particolari, con le Chiese orientali, con il dialogo ecumenico, con l’ebraismo, con l’Islam e le altre religioni, cioè con il mondo esterno”.
Il punto di partenza, ha spiegato il Papa, sono i “principi basilari e canonici della Curia”, la sua stessa storia ma anche la “visione personale che ho cercato di condividere con voi nei discorsi degli ultimi anni, nel contesto dell’attuale riforma in corso”. “Fare le riforme a Roma è come pulire la Sfinge d’Egitto con uno spazzolino da denti”, ha affermato Francesco citando un’espressione “simpatica e significativa” di mons. Frédéric-François-Xavier De Mérode: “Ciò evidenzia – ha commentato – quanta pazienza, dedizione e delicatezza occorrano per raggiungere tale obbiettivo, in quanto la Curia è un’istituzione antica, complessa, venerabile, composta da uomini provenienti da diverse culture, lingue e costruzioni mentali e che, strutturalmente e da sempre, è legata alla funzione primaziale del vescovo di Roma nella Chiesa, ossia all’ufficio ‘sacro’ voluto dallo stesso Cristo Signore per il bene dell’intero corpo della Chiesa”.

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