Elezioni in Cile: mons. Valenzuela (Talca), “avanzi cultura del dialogo e dell’incontro”

“La questione chiave in Cile, dopo le elezioni presidenziali, è che avanzi una cultura del dialogo, della ricerca di accordi e dell’incontro. C’è una certa coincidenza tra le forze politiche nell’identificare i problemi del Cile. È possibile pensare a convergenze che mettano al primo posto i problemi e le domande dei settori di popolazione rimasti più indietro”. Lo dichiara il vescovo di Talca, mons. Horacio Valenzuela Abarca, interpellato dal Sir, a pochi giorni di distanza dal secondo turno delle presidenziali in Cile, che hanno visto prevalere il liberale Sebastián Piñera. Secondo mons. Valenzuela, “il Governo uscente ha lasciato avviati alcuni importanti provvedimenti per la crescita e l’equità, pensiamo ad esempio all’accesso all’educazione. Tali scelte potrebbero essere approfondite e affrontate, magari con maggiore responsabilità fiscale”. Il vescovo di Talca riconosce che “la campagna elettorale è stata dura” e che i candidati si sono squalificati a vicenda, “caricaturizzando le posizioni contrarie. Questo, a mio parere, ha impedito di discernere a fondo i temi più importanti. Alla fine, grazie a Dio, l’esercizio democratico è stato trasparente ed esemplare per il suo andamento fluido e per l’alta partecipazione di cittadini”. Quanto alle sfide che attendono il nuovo presidente, “credo che la più importante, e il motivo per cui l’elettorato lo ha scelto, sia l’attesa di una riattivazione dell’economia attualmente in letargo – aggiunge Valenzuela -. È molto auspicabile inoltre che, oltre alla crescita economica, sia possibile migliorare la distribuzione del reddito; il Cile è infatti caratterizzato da una diseguaglianza irritante. Più che povertà estrema, ci sono diseguaglianza e crescente corruzione. Un’altra grande sfida per Piñera è quella di mantenere e approfondire l’agenda, basata sui valori, in temi come la difesa della vita in ogni circostanza, il matrimonio, la visione cristiana dell’uomo”. Il vescovo di Talca, al termine della contesa elettorale, commenta anche la grande sconfitta, che si è verificata al primo turno, della Democrazia cristiana, crollata sotto il 6%: La Dc è stata la grande sconfitta di queste elezioni. Per aver contratto un cattivo ‘matrimonio’, è rimasta senza programmi e quasi senza una casa politica. Negli ultimi decenni la Dc ha avuto il problema di distinguersi dalla destra a qualunque costo. Questo ha portato il partito a mettere in secondo piano o a diluire temi legati alla propria identità, sui quali sentiva la pressione del populismo; e a stringere alleanze con settori che l’anno obbligato a rinunciare ai propri valori fondamentali. Uno dei temi sui quali la Dc ha ceduto quasi completamente è stato la difesa della vita del nascituro”.

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