Catalogna al voto: Bonalumi (Ispi), “conflitto senza precedenti fra governo centrale e governo di una regione che si sente nazione”

“Domani la Catalogna va al voto in un clima di estrema incertezza. L’ex presidente della Generalitat catalana Carles Puigdemont è dal 30 ottobre in autoesilio in Belgio e i poteri sono stati nel frattempo assunti dal governo centrale. Anche se i risultati del voto non saranno probabilmente risolutivi, l’intera Europa attende col fiato sospeso l’ennesimo capitolo di uno scontro che rischia di portare alla prima secessione in Europa occidentale dalla fine della seconda guerra mondiale”. Lo si legge nel dossier preparato dall’Ispi (Istituto per gli studi di politica internazionale) di Milano in vista delle elezioni che si terranno domani nella regione spagnola della Catalogna. Gilberto Bonalumi, dell’Ispi, afferma che “nello spazio di un mese si è consumato un conflitto senza precedenti fra il governo centrale, che ha impugnato la legalità costituzionale, e il governo di una regione che si sente nazione e pertanto non riconosce più la legittimità di quella Costituzione”. A seguito del referendum dell’1 ottobre, il 27 ottobre scorso il Parlamento catalano ha dichiarato l’indipendenza della Catalogna. Quello stesso giorno il Senato spagnolo ha approvato l’applicazione dell’articolo 155 della Costituzione, dando mandato – segnala ancora Ispi – al primo ministro spagnolo Mariano Rajoy di sospendere gli organi autonomisti della Catalogna e di imporre il controllo diretto di Madrid. Rajoy ha dunque assunto i pieni poteri, delegandoli alla viceprimo ministro Soraya Sáenz de Santamaría in qualità di “coordinatrice ad interim”, e convocato nuove elezioni regionali per il 21 dicembre.
“Oltre ai vertici regionali sono stati rimossi anche circa 200 tra funzionari pubblici, capi di gabinetto e consiglieri. Quello che a tutti gli effetti è un vero e proprio commissariamento rende direttamente dipendenti da Madrid anche le forze di polizia regionali, i famosi Mossos d’Esquadra, il cui capo Josep Luis Trapero è stato sostituito a fine ottobre a causa della sua decisione di non intervenire per impedire lo svolgimento del referendum”. Il 30 ottobre l’ex presidente della Generalitat catalana, Carles Puigdemont, è fuggito assieme ad altri 4 suoi ministri in “autoesilio” in Belgio, “pur dichiarando di voler restare alla testa del suo partito (poi rinominato Junts per Catalunya) e ricandidandosi personalmente”. Infine il 2 novembre Oriol Junqueras, vice di Puigdemont al governo catalano e leader di Esquerra Republicana, partito indipendentista di sinistra, è stato arrestato assieme ad altri 7 ministri del governo catalano rimasti in Spagna: 6 di questi sono poi stati scarcerati su cauzione il 4 dicembre.

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