Parlamento Ue: votata relazione sui diritti umani nel mondo. Speranza (Fafce), “aspetti etici problematici” e “una cultura nemica della vita”

(Strasburgo) “La Relazione annuale sui diritti umani e la democrazia nel mondo e sulla politica dell’Unione europea in materia è stata adottata dal Parlamento europeo. Essa contiene aspetti etici molto problematici, come avviene ormai ogni anno negli ultimi tempi. Trattandosi di uno strumento politico importante del Parlamento, in cui si fa il punto sullo situazione dei diritti fondamentali nei Paesi terzi e sulla politica dell’Unione nei loro confronti, essa è al centro delle attenzioni di certi gruppi di pressione che promuovono una cultura nemica della vita”. Lo afferma Nicola Speranza, segretario generale della Fafce (Federazione europea delle associazioni familiari cattoliche, con sede a Bruxelles), a proposito del testo passato oggi ad ampia maggioranza durante la plenaria dell’Euroassemblea a Strasburgo. “Per come era stata presentata, grazie al lavoro del relatore, l’eurodeputata tedesca Quisthoudt-Rowohl, essa lasciava sperare per il meglio: spunti positivi – afferma Speranza – sono infatti rintracciabili nei riferimenti alla liberta di pensiero, di coscienza e di religione o credo”. “Tuttavia al paragrafo 42 si incoraggiava già il riconoscimento legale dei matrimoni e delle unioni tra persone dello stesso sesso, in evidente contraddizione con il principio di sussidiarietà che vuole che non esista una posizione comune dell’Ue in materia, ma che ogni Stato abbia la facoltà di legiferare liberamente. Questa contraddizione è ancora più evidente se si pensa che questa relazione si riferisce a Stati terzi, non a membri dell’Unione”: per Nicola Speranza si tratta di “un chiaro tentativo di colonizzazione ideologica”.
“L’aggiunta di emendamenti pro-aborto, presentati da eurodeputati di tre gruppi politici differenti (Socialisti, Verdi e Sinistra unitaria), non ha fatto che rendere la relazione ulteriormente ideologica e inaccettabile”. Il segretario generale Fafce conclude: “Nulla di nuovo sotto il sole, dunque, dal momento che risoluzioni di questo tipo si ripetono da qualche anno a questa parte, senza per questo avere alcun valore giuridico per gli Stati membri dell’Unione. Solo un gran bisogno di lavorare per continuare a promuovere la vita, in maniera positiva, rispondendo alle sfide concrete dell’inverno demografico e dei bisogni delle famiglie, senza cadere in tranelli disfattisti, con realismo. Lavoro che la Fafce continua a portare avanti con tutti i suoi membri in Europa”. Speranza amplia poi la riflessione: “Un segno di incoraggiamento, contrariamente a quanto scritto nella risoluzione approvata ieri dal Parlamento europeo, ci viene dal sapere che questo stesso Parlamento ha rifiutato, votando il budget finale dell’Ue per il 2018, un’aggiunta di 20 milioni di euro da dedicare alla promozione di ‘servizi riproduttivi’, tra cui va inteso anche l’aborto, nei Paesi Terzi. Un risultato concreto di un lavoro svolto con pazienza, discretamente, che mette in mostra non soltanto una certa incoerenza degli stessi deputati europei che hanno votato in favore del report di ieri, ma che mostra anche quanto certe proposte ivi presenti siano pura ideologia, che si sgonfia facilmente di fronte ad un budget complesso da adottare”.

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