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Parlamento Ue: Premio Sacharov all’opposizione venezuelana. Borges, “Paese alla fame. Vogliamo democrazia e giustizia”

(Strasburgo) “L’Unione europea tende una mano amica nell’ora più buia della storia repubblicana del mio Paese”: Julio Borges, presidente dell’Assemblea nazionale venezuelana (destituita dal regime), pronuncia queste parole all’inizio del suo intervento nell’emiciclo dell’Europarlamento, ricevendo, “a nome del popolo venezuelano”, il Premio Sacharov 2017 per la libertà di pensiero. Borges racconta i “legami storici” tra il suo Paese e l’Europa, ricorda i suoi genitori e i suoi nonni, immigrati in America Latina dal Vecchio continente. Poi ricorda i 157 concittadini “assassinati dalla brutale repressione del governo” di Nicolas Maduro e le 350 persone “ingiustamente carcerate”. “Tutto il Paese accoglie questo riconoscimento”, dice Borges: “la mamma che si priva del cibo per darlo ai suoi figli, i bambini costretti a rovistare nella spazzatura, i vecchi che muoiono senza medicine, il giovane che emigra per avere un futuro, il maestro che fa il suo lavoro aggrappandosi alla speranza di poter formare coscienze libere, ai giornalisti cui è impedito di raccontare la verità”. Quella di Borges è una denuncia della mancanza di libertà e di democrazia in Venezuela e della povertà dilagante, ma anche un appello alla comunità internazionale perché non faccia mancare il suo sostegno e gli aiuti umanitari “a un popolo che muore perché non ha cibo né medicine”. Aggiunge: “Andremo avanti con la nostra opposizione pacifica per avere libertà e diritti. Non siamo alimentati dall’odio o dalla vendetta, vogliamo solo giustizia e che il popolo possa liberamente esprimersi con le elezioni”.

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