Diocesi: mons. Nosiglia (Torino), “in ospedale l’amore per ogni ammalato viene prima di aspetti economici e finanziari o di funzionalità gestionale”

“La motivazione che dovrebbe orientare sempre il fine di ogni ospedale” è “l’amore per ogni ammalato e bisognoso sia di cure di qualità, sia anche di sentirsi preso a cuore. Ogni altro criterio di valutazione, che riguarda gli aspetti economici e finanziari o di funzionalità gestionale, pure importanti, deve passare in secondo piano e mai prevalere”. Lo ha affermato questa mattina l’arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia, presiedendo all’ospedale Oftalmico la celebrazione eucaristica per la festa patronale di santa Lucia. “Mi auguro che il patrimonio di qualità, professionalità ed esperienza acquisita dall’Oftalmico – ha rilevato l’arcivescovo – sia adeguatamente valorizzato, perché merita la più ampia considerazione”. “Questo giudizio – ha proseguito – è del resto riconosciuto da tanti pazienti, che hanno usufruito di questo ospedale, trovando qui le cure specialistiche e il personale qualificato per affrontare e risolvere i loro problemi, in un clima di umanità e di accoglienza personalizzata di cui ogni malato ha sempre bisogno”. Commentando il brano evangelico e rifacendosi alla testimonianza di santa Lucia, Nosiglia ha osservato che “niente e nessuno deve farci paura, quando sappiamo di agire secondo Dio e secondo la nostra coscienza retta, in questo mondo nel quale spesso siamo provocati da una cultura e da una mentalità dominante che tende a stemperare e a soffocare la verità e la testimonianza, riducendola a opinione personale e a un fatto privato, senza alcuna rilevanza pubblica e sociale”. “Un mondo – ha aggiunto – dove contano di più i bilanci o il profitto che le persone, le quali invece sono il tesoro più prezioso da servire e amare” “Oggi – ha ammonito – la frontiera della testimonianza passa attraverso il vissuto concreto delle persone, della famiglia e della società, in particolare su precisi ambiti etici e morali che investono l’esistenza e richiedono una coerenza sicura e ferma, senza cedimenti di sorta”. Secondo l’arcivescovo, “i credenti e gli uomini e donne di buona volontà che operano nella politica, come nell’economia e nella cultura, nella sanità e in ogni ambito del vissuto, sono chiamati a mostrare la coerenza della loro coscienza, che si fa scelta di vita, ricercando sempre il vero bene dell’uomo e offrendo, attraverso il dialogo e il confronto, un messaggio positivo e liberante di quella speranza, di cui ogni cuore – soprattutto di chi soffre ed è scoraggiato – ha bisogno”.

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