Riviste: su “Scarp de’ tenis” la notte tra i forzati del supermercato. Il cassiere Daniele: “rivoglio la mia vita”

“Rivoglio la mia vita”: Daniele, milanese, ha 48 anni, lavora in uno di quei supermercati aperti “24 ore su 24, 7 giorni su 7”. L’esistenza del cassiere notturno non è semplice, “per via degli orari tagli i ponti col resto del mondo”. “Da quando lavoro di notte ho smesso di avere una vita sociale – racconta al mensile di strada ‘Scarp de’ tenis’, promosso dalla Caritas, che dedica al tema un ampio e documentato dossier –; quando fai un lavoro così perdi tutti i contatti con la vita normale. Quando tutti tornano a casa, si fanno una doccia, si cambiano ed escono per andare a cena, a un cinema, a bersi una birra, io inizio il turno. Quando io mi sveglio e ho il mio tempo libero, loro sono al lavoro. Non puoi occuparti più di nulla. Di una moglie, dei figli, degli amici. Settimana prossima compie gli anni mio nipote. Non potrò andarci. Ho un padre anziano. Lo vedo pochissimo. Facevo il musicista. Ho smesso di suonare”. Daniele è stato assunto per lavorare di notte, sempre e solo di notte. Poi torna a casa e riemerge dal sonno intorno a mezzogiorno. A volte – racconta “Scarp” – persino qualche ora dopo. Per lui l’alba coincide con la fine della sua giornata di lavoro e il tramonto con l’inizio. “È una creatura notturna, che vive quando gli altri stanno dormendo – scrive la rivista nel numero in distribuzione da domani, 2 dicembre – e dorme quando gli altri stanno costruendo la loro giornata. Non è una cosa che gli piace. È per colpa del suo mestiere: fa il cassiere notturno di un supermercato milanese. Uno di quei negozi che hanno deciso di restare aperti ventiquattro ore”.
Nella fredda notte milanese si aggirano per strada personaggi strani. Stanotte, racconta Daniele, è entrato un tipo giovane ma un po’ nervoso: “Ha riempito un cestello di patatine e merendine – confida – quello aveva la fame chimica, te lo dico io. L’ho tenuto d’occhio tutto il tempo e me lo sono persino sognato di giorno”. Il supermercato è in un quartiere periferico della metropoli. Al supermercato di Daniele (che guadagna 1.300 euro al mese) fanno la spesa molte persone che lavorano di notte, fra cui tanti medici e infermieri, tassisti, dipendenti dell’Amsa. “Poi ci sono le compagnie di ragazzi, che hanno fame. Costa meno prendere il cibo qui, le patatine, i gelati, gli affettati nelle vaschette e il pane in cassetta, che mangiare nei pub – racconta – vengono anche i travestiti e le prostitute, ma loro sono tranquilli. I difficili sono quelli che vengono per rubare”. Anche se sono passati solo due anni da quando è stato assunto, Daniele è stanco. Sta cercando un lavoro qualunque, ma che sia di giorno. A quanto pare non è così facile. “Rivoglio una vita – dice – rivoglio le relazioni con le persone”.

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