Giovani: Palazzini (pedagogista), “occorre equilibrio tra relazioni social e quelle in carne ed ossa”

“Occorre equilibrio tra relazioni social e quelle ‘in carne ed ossa’”. Lo ha affermato questa mattina Chiara Palazzini, pedagogista e docente Pontificia Università Lateranense, intervenendo a Roma all’incontro degli Animatori della comunicazione e della cultura (Anicec) dedicato a “Youtubers e le pratiche di comunicazione online: opportunità per la Chiesa”. Presentando i contenuti del libro “Youtubers” (San Paolo) che ha curato con la giornalista Laura Gialli, Palazzini ha sottolineato come verso i giovani ci sia la “necessità di sviluppare adeguate capacità comunicative di base, emotive e socio-relazionali”. Oggi, ha spiegato, “molto spesso siamo di fronte ad analfabeti emotivi perché i giovani non solo non sanno riconoscere e dar un nome alle loro emozioni ma non sanno neppure portar fuori e condividere le emozioni positive così come quelle negative”. Bisogna quindi “allenare alla comunicazione emotiva” le giovani generazioni chiarendo che con loro “non esistono argomenti tabù”. Una “parola chiave è consapevolezza”, ha aggiunto la pedagogista, che ha chiesto: “Quanto siamo consapevoli di ciò che buttiamo in rete?”. “I nativi digitali – ha osservato – non è detto che siano ‘naturalmente consapevoli’”. Ma la “consapevolezza ci porta a distinguere tra fare uno scherzo in giardino, filmare quello scherzo e mettere in rete il filmato dello scherzo”. Questo implica “la necessità di un’educazione mediale”. “Noi – ha rilevato – abbiamo sempre una visione strumentale e invece bisogna educare la persona alla medialità, per imparare ad abitare il mondo digitale in modo critico”. Palazzini ha poi rilevato come gli “youtubers”, cioè coloro che pubblica filmati su Youtube, lo fanno perché “vogliono dire qualcosa, vogliono raccontare qualcosa”. È, molto spesso, “una richiesta di attenzione”. Quasi “una manina alzata che dice al mondo adulto ‘ci sono anch’io’”. La pedagogista ha sottolineato come sono necessari “percorsi di alfabetizzazione e responsabilizzazione mediale anche per gli adulti”. “L’educazione mediale – ha proseguito – è centrata sull’integrità della persona e non solo sull’uso dell’oggetto mediale”. “Vietare – ha notato – serve a poco se manca l’interessamento e il dialogo tra genitori e figli”. Per i genitori, si tratta piuttosto di “conoscere attraverso i figli questo” mondo, un “universo estremamente dinamico e complesso, variegato”. Nella scuola, secondo Palazzini, “l’espediente non credo che sia dare il telefonino il computer a tutti, ma l’educazione mediale degli insegnanti per un apprendimento formale delle istituzioni scolastiche”. “Questo implica la necessità di nuovi stili di insegnamento e apprendimento”, i cui processi “dovranno essere sempre più personalizzati”. La pedagogista ha concluso ponendo l’attenzione sul fatto che “i media non sono neutrali così come qualsiasi processo educativo non può essere neutro rispetto ai valori di riferimento”.

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