Aids: Squillaci (Fict), “è diventato un problema di serie B, ma i più giovani e gli adulti continuano ad infettarsi”

“La richiesta è tanta e le nostre case alloggio sono piene, ma purtroppo l’Aids è diventato un problema di serie B: l’emergenza sembra essere scomparsa, come se si volesse nascondere la testa sotto la sabbia per non vedere. I malati si curano oggi e possono anche vivere a lungo, ma i più giovani e anche gli adulti continuano ad infettarsi”. Lo afferma il presidente della Fict (Federazione italiana comunità terapeutiche), Luciano Squillaci, in occasione della Giornata mondiale per la lotta all’Aids, che ricorre oggi. “La Federazione ha 20 servizi, tramite i quali si prende cura dei malati di Aids, offrendo un supporto non solo farmacologico ma anche psicologico, rieducativo e motivazionale per la tutela della dignità della persona, all’interno di un sistema di rete che vede il coinvolgimento delle realtà sanitarie locali (ospedali, medici, dipartimenti di salute mentali)”, ricorda Squillaci. “I dati – aggiunge – ci dicono che ogni anno in Italia vengono diagnosticati 4mila casi di infezione da Hiv: il dato complessivo è stabile da 5 anni, ma questo non riguarda la fascia di età tra i 25 e i 29 anni, dove sono in aumento. Inoltre l’Onu, nonostante i progressi effettuati in questi anni, ci segnala che quasi un milione di bambini sieropositivi nel mondo sono ancora senza cure e questo perché non ci sono fondi sufficienti”. Per Squillaci, bisogna “investire su prevenzione e informazione soprattutto nelle scuole per responsabilizzare i più giovani, visto che i contagi, oggi, per l’80% circa, risultano essere causati da rapporti sessuali promiscui, il restante 20% dall’uso di siringhe infette da parte dei tossicodipendenti”. In secondo luogo, è necessaria “la formazione degli operatori che accompagnano i malati che vivono con l’angoscia di morte: si muore ancora di AIDS e soprattutto di malattie correlate”. Va poi combattuto “lo stigma sia dei familiari, che continuano a negare la malattia per vergogna e paura, sia della società tutta per un percorso di integrazione e di ‘accoglienza umana’”. Infine, bisogna “investire sulla ricerca per nuovi farmaci” e invece “c’è una caduta di interesse”.

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