Vita consacrata: assemblea Cism. Mons. Carballo (Civcsva), deve essere una realtà “profetica” che trasmetta gioia, vicinanza e comunione, speranza

Nel suo insieme la vita consacrata è una realtà che gode buona salute: ha vitalità, esprime significatività ed è scuola di santità. Ma è innegabile che ci sono dei lati oscuri, come gli abbandoni che, come dice Papa Francesco, sono una emorragia tra frati e suore. Problema preoccupante non solo per il numero – tra il 2015 e il 2016 ci sono stati in media ogni anno 2.237 abbandoni nel mondo – ma “anche per l’età in cui si verificano, tra i 20 e i 40 anni, quando possono ancora dare molto della loro vita”. I Paesi che hanno avuto maggiori abbandoni sono stati Brasile, India, Messico, Polonia, Italia e Spagna. Lo ha detto mons. José Rodriguez Carballo, segretario della Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica (Civcsva), parlando a Salerno alla 57ª Assemblea generale della Conferenza italiana dei superiori maggiori. Per l’arcivescovo è un processo che dura da tempo, anche se negli ultimi anni gli abbandoni restano costanti; processo dovuto ad alcuni fattori quali il disincanto, è come se venisse meno quell’attrazione che aveva fatto scegliere la vita religiosa; e, dunque, un malessere, una “scontentezza cronica – accidia – che rende deserta l’anima”; ancora, una “anemia spirituale che accade quando la preghiera perde senso e l’Eucaristia è trascurata”. A queste si aggiunge, a volte, “la ricerca di esperienze affettive che diventa una via di fuga”.
Oggi ci vuole una “vita consacrata sveglia”, ha aggiunto mons. Rodriguez Carballo, capace di cogliere le sfide attuali; una realtà “profetica”, che trasmetta gioia, vicinanza e comunione, speranza: una vita consacrata alleggerita dalle strutture e sempre più a servizio della missione; realtà in uscita verso le periferie esistenziali e del pensiero.

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