Università Lateranense: mons. De Donatis (Gran Cancelliere), no alla “tentazione di guardare al presente con pessimismo e al passato come età dell’oro”. “Salvare, più che contestare, le opinioni dell’altro” e “rompere schemi consolidati”

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

“L’università è un luogo privilegiato della missione della Chiesa”. Ne è convinto mons. Angelo De Donatis, vicario generale del Papa e Gran Cancelliere della Pontificia Università Lateranense, che ha aperto oggi l’anno accademico 2017-2018 dell’ateneo con una “lectio magistralis” in cui ha ricordato che 44 anni fa era proprio in queste aule come studente al primo anno di filosofia e ha rivelato di guardare all’ateneo di cui oggi è Gran Cancelliere “con un cuore di pastore, che vede l’università come luogo privilegiato di formazione in vista della missione”. La “rotta” è quella indicata da Papa Francesco nell’Evangelii gaudium, quando invita i teologi a fare teologia “in ginocchio” e chiede all’università di “uscire dal tempio e  mettersi in cammino per incontrare ogni uomo: siamo sempre discepoli missionari”, serve “un impegno corale” per l’annuncio. “L’università – ha detto De Donatis – è il luogo privilegiato della missione, per alimentare l’incontro e il dialogo tra gli uomini di buona volontà sinceramente impegnati a cercare il verso e il buono”. Di fronte ai grandi “mutamenti” che a volte “producono profondo disagio e causano paure che condizionano le decisioni dei singoli e di intere comunità”, il vicario del Papa per la diocesi di Roma – nella sua prima uscita pubblica, fatte salve le celebrazioni liturgiche – ha messo in guardia dalla “tentazione di guardare al presente con pessimismo e al passato come età dell’oro a cui ritornare”. “Uno sguardo sereno e prudente”, invece, sa “distinguere tra quello che è fondamentale e ciò che è legato ai tempi, alla cultura, alle consuetudini”. Di qui la necessità di “assumere un atteggiamento di ascolto con animo aperto, disponibile, che tende a salvare le opinioni dell’altro piuttosto che a contestarle”. “Bisogna essere umili e procedere a piccoli passi”, la ricetta, lasciando spazio alla speranza, “in un tempo di crisi”, e alla capacità di “rompere gli schemi consolidati” tramite “l’apprendimento della difficile arte del discernimento”.

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