Paolo VI: card. Parolin, evangelizzazione universale, difesa della libertà religiosa, Sinodo dei vescovi

“Lo sforzo di Paolo VI per unire e affratellare i cristiani e gli uomini di tutto il mondo trova riscontro sul terreno di quella evangelizzazione universale, cui egli si è dedicato con i primi viaggi apostolici del successore di Pietro in tempi moderni”. Lo ha detto il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin nel suo intervento al convegno “Papa Paolo VI. Il Concilio e il governo della Chiesa universale”. “Qui – ha aggiunto – dobbiamo unire due dimensioni che erano caratteristiche della personalità di Paolo VI, l’opera di diffusione del Vangelo e quella di difesa e sviluppo della libertà religiosa in tutto il mondo”. La sua opera riformatrice più importante, dal punto vista istituzionale, “ha riguardato le strutture di governo della Chiesa universale ed ha il suo centro nella Costituzione Apostolica Regimini Ecclesiae Universae, del 15 agosto 1967, alla quale si affianca la creazione del Sinodo dei Vescovi con il Motu Proprio Apostolica Sollicitudo del 15 settembre 1965”. “Non si può parlare della riforma del governo della Chiesa senza richiamare in modo speciale il ruolo che è venuto acquisendo nel suo ambito il Sinodo dei vescovi”, ha sottolineato Parolin, che “diviene strumento di rilievo a disposizione del Papa per governare la Chiesa”. Paolo VI, ha concluso, “ha amato la cultura, ha difeso e tutelato gli artisti, era aperto alle scoperte scientifiche, di cui viveva il fascino, come in quella notte dello sbarco del primo uomo sulla luna che lui seguì con miliardi di altre persone dalla televisione, e nelle quali vedeva le tracce dell’opera creatrice di Dio che si apriva alla contemplazione e alla collaborazione delle sue creature”.

 

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