Gemelline siamesi separate: Enoc (presidente), “frutto di uno straordinario lavoro d’équipe”. Un’altra coppia del Burundi verrà separata a breve

“È da un anno che attendevamo questo momento nel quale possiamo parlare di un intervento che ha salvato la vita a due gemelle siamesi arrivate da noi dall’Algeria”. Esordisce così, visibilmente emozionata, Mariella Enoc, presidente dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, presentando in conferenza stampa l’intervento che lo scorso 7 ottobre ha consentito la separazione di due gemelline siamesi di 17 mesi, Rayenne e Djihene, provenienti dall’Algeria e unite per il torace e per l’addome. “La buona riuscita di questo intervento – afferma – è frutto di un lavoro di equipe straordinario, siamo contenti di aver aiutato due bambine, che nel loro paese non avrebbero avuto la possibilità di sottoporsi a un intervento del genere, ad avere una vita migliore. Questo è lo stile che ci permette di accogliere tanti bambini del mondo che rimangono da noi con le loro famiglie il tempo necessario. Ci piace pensare al Bambino Gesù come all’ospedale dei bambini del mondo”. Guardando i giovani genitori, Amina e Athmané, aggiunge: “Sono stati stupendi. All’inizio è venuto solo il papà, perché la mamma non poteva, e ha accudito le bambine con un amore e una tenerezza straordinari”. L’intervento è durato 10 ore ed è stato eseguito da un team multidisciplinare di circa 40 persone guidato da Alessandro Inserra, direttore del Dipartimento chirurgico. Nella storia dell’Ospedale è il secondo caso di separazione di gemelli siamesi; il precedente risale all’inizio degli anni 80 su due gemellini maschi, anche in quel caso con torace e addome uniti. Un’altra coppia di gemelle siamesi, ricoverata nel reparto di Neonatologia del nosocomio, verrà separata nelle prossime settimane. Provengono dal Burundi e sono unite per la zona sacrale. “Il percorso clinico e chirurgico delle piccole pazienti algerine e burundesi – spiega Enoc – rientra nell’ambito delle missioni umanitarie promosse dall’Ospedale pediatrico della Santa Sede. Nel 2016 i casi pro bono sono stati circa 50”.

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