Gemelline siamesi separate: 10 ore di intervento, utilizzati strumenti di ultimissima generazione, modelli e stampe in 3D

Stampa degli organi in 3D, Tac e risonanze tridimensionali. Sono gli strumenti di ultimissima generazione utilizzati dai chirurghi per studiare il caso clinico e per pianificare l’intervento di separazione delle due gemelline siamesi algerine, Rayenne e Djihene, unite per il torace e per l’addome e separate con successo lo scorso 7 ottobre all’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma. A descrivere la procedura è stato oggi in conferenza stampa Sergio Picardo, responsabile anestesia del comparto operatorio. Durante la fase di indagine, la struttura, gli organi, la rete vascolare e le dimensioni delle gemelline sono state “replicate” in ogni dettaglio. La preparazione all’intervento è durata quasi un anno: 11 mesi (da novembre 2016 a ottobre 2017) per consentire all’organismo delle gemelle di sostenere un’operazione chirurgica così complessa e aggressiva. Rayenne e Djihene avevano in comune la gabbia toracica e la cavità addominale, il pericardio (la membrana che riveste il muscolo cardiaco) con due cuori dentro e il fegato, ma con una rete vascolare speculare e distinta che ne permetteva la separazione. La quantità di pelle necessaria per concludere l’operazione è stata ottenuta inserendo ai lati del tronco delle gemelline, nei mesi precedenti l’intervento di separazione, due espansori cutanei in silicone. Dopo un periodo di osservazione in terapia intensiva, il 24 ottobre le piccole sono tornate nel reparto di chirurgia. Per preparare intervento “sono stati realizzati modelli e stampe 3D. “La struttura, gli organi, la rete vascolare e le dimensioni delle gemelline sono stati replicati in ogni dettaglio”, ha spiegato Luca Borro, architetto e ricercatore area innovazione e percorsi clinici, che ha fornito supporto tecnico ai medici per la ricostruzione dei modelli 3D necessari realizzati in resina trasparente e multicolore.

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