Cottolengo: padre Arice (superiore generale), “lo sguardo è la prima forma di cura”. “Riconoscimento dignità persona umana è impegno da perseguire ogni giorno”

“È lo sguardo la prima forma di cura”. Non ha dubbi padre Carmine Arice, superiore generale della Società dei sacerdoti di san Giuseppe Benedetto Cottolengo e padre della Piccola Casa della Divina Provvidenza, che questa sera presenta a Torino gli orientamenti pastorali 2017 – 2018. “La fragilità – spiega – è una scuola da cui imparare perché da essa acquisiamo occhi simili a quelli dei gufi, capaci di vedere, nelle notti dell’esistenza, la stella della verità. Lo testimoniano tanti giovani che trovano (o ritrovano) un senso alla loro vita proprio in esperienze di servizio nelle nostre case accanto agli ultimi. Anche la fragilità del nostro corpo ci dona un altro sguardo sulla vita e, se lo guardiamo con sincerità, ci accorgiamo immediatamente che, per quanto possiamo esaltarlo e truccare, esso è anche limite, e che porta con sé il limite ontologico per eccellenza: la morte”. Ma il limite, avverte, “ha la sua sfida: essere superato dal senso che gli diamo e per questo possiamo guardarlo con simpatia”. Da p. Arice l’esortazione a non dimenticare che “è proprio lo sguardo la prima forma di cura. Gli occhi arrivano prima delle mani e sono la finestra del cuore”. “Con lo sguardo si può distruggere una persona o ricostruirla”. Infine un monito: il riconoscimento dell’incondizionata dignità della persona umana “non può essere soltanto proclamato o scritto, ma è un impegno che va perseguito ogni giorno nella concretezza delle situazioni, nel servizio quotidiano ai più poveri, nel difendere i loro diritti e promuovere la giustizia”.

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