Vita consacrata: assemblea Cism. Padre Sabbarese, di fronte ad abusi su minori “difendere aprioristicamente l’accusato o accettare acriticamente i sospetti sono atteggiamenti da evitare”

Di fronte ai casi di “delicta garviora”, cioè abusi sessuali compiuti da sacerdoti nei confronti di minori, “negare tutto e difendere aprioristicamente la persona accusata, anche se la si conosce bene, o accettare acriticamente le accuse e i sospetti sono entrambi atteggiamenti da evitare”. Per padre Luigi Sabbarese, della Pontificia Università Urbaniana, “l’atteggiamento corretto è quello di accettare la possibilità che accuse o sospetti siano veri e conseguentemente verificarne con accuratezza e prudenza il fondamento, posto che l’accusatore sia sufficientemente credibile”. Alla 57ª Assemblea generale della Conferenza italiana dei superiori maggiori, padre Sabbarese spiega ai 120 superiori italiani come affrontare una vicenda di pedofilia. Innanzitutto parla di segnali d’allarme, quali “comportamenti di abuso emotivo, verbale, fisico e sessuale”; la presenza di “comportamenti che sconfinano nell’area dell’illegalità (gestione del denaro, abuso di sostanze stupefacenti, frequentazione di ambienti ambigui e di personaggi discutibili)”. Un terzo segnale “riguarda l’uso, lo scambio e la produzione di pedopornografia, l’assidua frequentazione di bambini, ragazzi e in ambienti chiusi e privati, oltre i confini del servizio educativo e pastorale”.
Ai superiori padre Sabbarese dice che “nel modo di procedere, occorre rispettare l’ordine dei valori in gioco: provvedere al bene dei minori e dei giovani, quindi alla cura della sofferenza delle vittime e delle loro famiglie; ricercare la verità, senza alibi e giustificazioni, con la dovuta prudenza; rispettare i diritti fondamentali di tutte le persone, tanto delle vittime quanto dei presunti abusatori”. E circa la procedura “si devono seguire le linee guida pubblicate dalla Congregazione per la Dottrina della fede il 12 aprile 2010”. Infine il superiore maggiore deve sempre mostrare “sollecitudine umana, cristiana e pastorale nei confronti delle vittime”.

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