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Europa: Tajani (Parlamento Ue), “tenere insieme valori alti e risposte ai problemi dei cittadini”. “Le piccole patrie sono fuori tempo massimo”

“Credo sia necessario che la classe politica faccia un serio esame di coscienza. È necessario che i politici agiscano in trasparenza, competenza e per il bene comune come primo passo per far riappassionare i giovani e tutti i cittadini alla cosa pubblica”: il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, intervistato dal Sir traccia un bilancio del dialogo “(Re)thinking Europe”, svoltosi a fine ottobre in Vaticano che gli ha dato occasione di tenere un discorso dinanzi a Papa Francesco. Secondo Tajani, “per rafforzare il senso di appartenenza al nostro progetto dobbiamo dare ai popoli europei risposte concrete sui temi che più li preoccupano: terrorismo, immigrazione illegale, disoccupazione giovanile. È necessaria una forte unità europea con strumenti all’altezza dei nostri obiettivi”. Quale la strada per rivitalizzare il progetto comunitario? “Direi che occorre tenere insieme la prospettiva ‘alta’ dei valori con le risposte che dobbiamo fornire alle necessità dei cittadini, per far sì che essi riscoprano obiettivi e vocazione dell’Unione, della quale non possiamo oggettivamente fare a meno. I cittadini, i nostri giovani, le famiglie hanno anzitutto bisogno di lavoro, di redditi certi, di sicurezza sociale”.
Capitolo immigrazione? “Nel mio discorso in Vaticano ho ribadito che nel governo dei flussi migratori l’Europa non deve dimenticare la dignità dell’uomo. Chi scappa da guerre e violenze – ho esplicitamente affermato – deve ricevere la protezione di cui ha diritto nell’Unione, con una vera solidarietà tra Stati europei. Perché è chiaro che il fenomeno non può essere lasciato solo sulle spalle di alcuni Stati, in primis l’Italia”. D’altro canto “dobbiamo contrastare la tratta e anche l’immigrazione irregolare. Occorre non di meno favorire l’immigrazione controllata di persone qualificate che possono inserirsi nelle nostre società e nel mondo del lavoro, tutelate e pagate regolarmente”. E sui nazionalismi che attraverso l’Europa? “Io ritengo che le piccole patrie, in cui qualcuno vorrebbe rinchiudersi, non hanno senso, sono fuori tempo massimo. Il caso della Catalogna ne è una lampante dimostrazione. Sono invece un sostenitore degli Stati uniti d’Europa, dove patrie e identità differenti si riuniscono nella casa comune europea. Si tratta di unire le forze per raggiungere obiettivi più grandi di quelli che ciascun Paese potrebbe prefiggersi da sé”.

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