Consiglio d’Europa: incontro su dimensione religiosa del dialogo interculturale. Migrazioni, “dall’accoglienza all’integrazione”

Un intenso alternarsi tra la voce di chi è accolto e quella di chi accoglie ha segnato la prima tavola rotonda su “dall’accoglienza all’integrazione: il ruolo degli attori religiosi e non-religiosi” nella prima sessione del decimo Incontro del Consiglio d’Europa sulla dimensione religiosa del dialogo interculturale che si svolge a Strasburgo. “Occorre creare sistemi d’integrazione che diano dignità alle persone”, ha indicato Rasha Youssef, rifugiata siriana in Inghilterra che ha suggerito alle associazioni che lavorano nell’accoglienza di “coinvolgere i rifugiati” per aiutare i nuovi arrivati. Questo per consentire loro di “restituire ciò che hanno ricevuto” e “non farli sentire vittime”. Dare spazio ai bisogni della “dimensione emotiva”, accanto a quelli di cibo, casa, lavoro è emerso nelle testimonianze di altri rifugiati presenti in aula. L’“ospitalità” apre nuove “possibilità per noi, per gli altri e per la convivenza” ha detto, dall’altra parte Jean Fontanieu, segretario generale della Federazione delle Chiese protestanti in Francia che ha raccontato l’esperienza dei “corridoi umanitari”. I volontari che si sono mobilitati per l’accoglienza nel 2015 durante il momento forse più intenso di arrivi sono ancora sul campo a lavorare per l’integrazione, ha ricordato Doris Peschke, segretario della Commissione delle Chiese per i migranti. Da parte di Angel Gudina (Salesiani Don Bosco) un richiamo alla “priorità educativa” come chiave indispensabile l’integrazione dei minori soli.

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