Vita consacrata: assemblea Cism. Padre Gaetani (presidente), come superiori “siamo chiamati a ravvivare la speranza dei nostri fratelli”

Un malinteso culturale legge la fedeltà come “sinonimo di ripetitività, noia, conservazione dell’esistente”, e l’infedeltà “come mancanza di valori”. Per padre Gaetani, presidente della Cism, “le infedeltà dimostrano la debolezza del valore fedeltà, non per affermare che l’anarchia sia la regola della vita, ma come indicatore che il valore è deprezzato sul mercato della vita contemporanea”. Ogni storia di infedeltà “porta il suo peso di sofferenza, nel senso che nessuno fa a meno di qualcosa di importante per il gusto di bruciare i valori, ma per l’incapacità di ritenerli”.
Nel suo intervento alla 57ª Assemblea generale della Conferenza dei superiori maggiori, il presidente della Cism, nella sua relazione dal titolo “Un guaritore ferito. Il superiore promotore della fedeltà e della perseveranza”, ha affrontato la questione della fedeltà alla vocazione, sottolineando che “non si resta fedeli in ossequio a un principio oggettivo e non si cambia perché quel principio oggi è sparito dalla lista dei valori. Si resta fedeli se quel principio continua a dire qualcosa dell’io della persona; e se si cambia, rimane il problema di proteggere l’aggancio all’io a qualcosa che comunque resta”.
Quale il compito del superiore, quale “la vocazione di guaritore ferito che promuove fedeltà e perseveranza nella sua vita e nella vita delle persone che gli sono state affidate” si è chiesto, concludendo, il presidente della Cism? Un servizio “centrato sull’essenziale”, che “ha la sua autorità nell’autenticità” e che “si esprime con profonda umanità”. Ancora “un servizio capace di esprimersi in modo semplice e diretto, che sia un camminare con i fratelli e le sorelle, che cerca la volontà di Dio insieme ai fratelli e alle sorelle”. Infine “un servizio profetico, che ha il coraggio di uscire e permette di uscire, che esprima e diffonda la cultura dell’incontro, un servizio gioioso, portatore di speranza”. Perché, ha sostenuto padre Gaetani, come superiori “siamo chiamati a ravvivare la speranza dei nostri fratelli, a riscaldare i cuori, testimoniando coraggio per aprire strade nuove, nella fedeltà creativa al carisma e all’audacia dei fondatori”.

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