Sud Sudan: Fao/Unicef/Wfp, “stagione dei raccolti non basta, oltre 1 milione di bambini a rischio malnutrizione”

La stagione dei raccolti in corso in Sud Sudan non porrà fine alla fame poiché il conflitto persiste nella maggior parte del Paese e una inflazione elevatissima mette il cibo fuori dalla portata di molti: è quanto afferma l’ultimo aggiornamento dell’Integrated food security phase classification (Quadro integrato di classificazione della sicurezza alimentare), pubblicato oggi dal governo del Sud Sudan, dalla Fao, dall’Unicef, dal Wfp e da altri partner umanitari. Anche la malnutrizione è peggiorata rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, con rilevamenti che mostrano tassi di malnutrizione nella maggior parte delle comunità ben al di sopra della soglia di emergenza del 15% stabilita dall’Organizzazione mondiale della sanità e con oltre il 30% della popolazione malnutrita in diverse province. Si prevede che più di 1,1 milioni di bambini sotto ai cinque anni saranno malnutriti nel 2018, di cui quasi 300.000 in condizioni di grave malnutrizione e ad aumentato rischio di morte. “Troppi bambini sono affamati in Sud Sudan. Almeno uno su cinque di quelli che lottano per nutrirsi ha meno di cinque anni”, ha dichiarato Mahimbo Mdoe, rappresentante dell’Unicef nel Sud Sudan. “Questo ha creato una crisi di malnutrizione che sta mettendo a rischio molte vite”.  “La stagione dei raccolti non ha portato molto sollievo ai milioni di persone del Sud Sudan che non hanno abbastanza cibo”, ha dichiarato Serge Tissot, rappresentante della Fao in Sud Sudan. “La ‘cintura verde’ del paese è stata devastata dai combattimenti e la ricerca di una soluzione pacifica a questa tragedia provocata dall’uomo dovrebbe essere la priorità assoluta o la situazione non potrà che peggiorare l’anno prossimo”. Si prevede che la situazione della sicurezza alimentare si deteriorerà all’inizio del 2018 e la “stagione della fame” – quando in genere le famiglie esauriscono il cibo prima del raccolto successivo – inizierà tre mesi prima del solito. Desta maggiore preoccupazione la zona di Greater Baggari, una sottoarea dell’ex Wau, dove almeno il 10% della popolazione si trova ad affrontare condizioni di carestia, perché i disordini hanno fortemente limitato tutte le attività di sostentamento e l’assistenza umanitaria. C’è urgente bisogno di un corridoio umanitario da Wau a Greater Baggari.

 

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