Gioco d’azzardo: Simeone (esperto), sembra che “che lo Stato per il 2018 abbia deciso di preferire le entrate certe in luogo di un riordino della normativa in funzione della tutela delle persone più vulnerabili”

Entro il 31 ottobre 2017 il Ministero dell’Economia e delle Finanze avrebbe dovuto tradurre in un decreto ministeriale l’intesa raggiunta, il 7 settembre scorso, in seno alla Conferenza unificata Stato-Regioni, sul riordino del settore azzardo. Ma non c’è traccia del decreto. “Il dubbio è che il Governo, in prossimità delle elezioni, non voglia affrontare apertamente un tema sul quale rischia di prendere qualche scivolata. Ma a tutto c’è rimedio. Gli emendamenti alla Legge di Bilancio 2018 si prestano bene per far passare norme di favore pro-azzardo di Stato. Nella versione licenziata dal Quirinale e ora in discussione al Senato il Governo ha previsto un aumento delle entrate per lo Stato per 800 milioni dal ‘gratta e vinci’, per 73 milioni dal Bingo e 410 milioni dalle scommesse ed ha mutuato dall’accordo approvato il 7 settembre in sede di Conferenza unificata Stato-Regioni-Enti locali il solo onere per le Regioni di adeguare le proprie leggi in materia di dislocazione dei punti vendita del gioco pubblico”. Lo dice, in un’intervista al Sir, Attilio Simeone, coordinatore del Cartello “Insieme contro l’azzardo”, costituito in seno alla Consulta nazionale antiusura. “Da una lettura prognostica potremmo certamente ritenere che lo Stato per il 2018 ha deciso di preferire le entrate certe in luogo di un riordino dell’intera struttura normativa in funzione della tutela delle persone maggiormente vulnerabili come, invece, avrebbe imposto la Legge delega al Governo”, prosegue, nella sua analisi, Simeone.

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