Ricostruzione post terremoto: Martines (architetto), “obiettivo del restauro di un luogo di culto è la ricomposizione dell’identità”

Il valore dell’identità. Lo sottolinea l’architetto Ruggero Martines, della Pontificia Università Gregoriana, parlando al convegno “Ricomporre l’identità. Terremoto, città e beni culturali della Chiesa” organizzato dalla Facoltà di Storia e beni culturali della Chiesa-Dipartimento dei Beni culturali dell’Ateneo, con il patrocinio di Mibact, Ufficio per i Beni culturali ecclesiastici della Cei e dell’arcidiocesi di Spoleto-Norcia.  “Restauri post sismici – fa notare – si registrano da sempre. Le soluzione storicamente consolidate si dividono in due grandi categorie”. La prima, spiega, “nei casi di danni limitati, rientra nel campo delle riparazioni, talvolta integrate da elementi di rinforzo quali catene e contrafforti. La seconda, nei casi più gravi comporta la rifazione del monumento, in genere ‘dove era ma non come era’”. “Il restauro post sismico, limitato od esteso, di integrazione, consolidamento o ricostruzione – afferma – è comunque opera di architettura”. Criteri ne sono il “giusto equilibrio tra le parti ed i componenti dello spazio architettonico” estesi anche a “quel quid che costituisce l’elemento motivazionale della esistenza del monumento, la ragione per la quale esso fu costruito e conservato”. Per Martines, “la caratteristica di un monumento, in specie di un edificio di culto, è il ruolo identitario e di memoria che esso riveste. L’attività quindi di chi restaura, al di là di ogni adesione alle proposizioni delle varie scuole di restauro, deve necessariamente porsi come obbiettivo la ricomposizione dell’identità”.

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