Israele: Giro d’Italia 2018, Cingoli (Cipmo), “pasticcio all’italiana. Gerusalemme è città contesa. Sport sia sopra i conflitti”

“Un pasticcio all’italiana”. Così Janiki Cingoli, presidente del Cipmo (Centro italiano per la pace in Medio Oriente), interviene sulla polemica scoppiata in seguito alla presentazione della 101ª edizione del Giro d’Italia, in programma dal 4 al 27 maggio 2018, con partenza dalla Città Santa, la prima volta della Corsa Rosa fuori del Continente europeo. Tutto nel ricordo di Gino Bartali, il cui nome è impresso sul muro d’onore del Giardino dei Giusti, nel Mausoleo della Memoria Yad Vashem a Gerusalemme. Durante la presentazione, avvenuta ieri a Milano, gli organizzatori del Giro hanno annunciato che la gara partirà con una cronometro a “Gerusalemme Ovest”, termine che viene di solito usato da chi allude all’occupazione israeliana di Gerusalemme est nel 1967. Oggi la nota congiunta dei ministri israeliani dello Sport, Miri Regev, e del Turismo, Yariv Levin che minacciano di boicottare la corsa: “Gerusalemme è la capitale di Israele, non esistono Est e Ovest”. Per i due ministri, infatti, l’uso della distinzione “viola gli accordi presi con il governo israeliano”. Da qui la minaccia israeliana di ritirare il finanziamento previsto dagli accordi con gli organizzatori se nel sito del Giro non sarà cambiata la definizione che qualifica come punto di partenza “West Jerusalem”. “Gerusalemme è una città contesa – dichiara al Sir il presidente del think tank italiano -. Gli israeliani la considerano la capitale unica e indivisibile del loro Stato, al contrario dei palestinesi che rivendicano Gerusalemme Est quale capitale del loro costituendo Stato. Se questi nodi diplomatici non vengono preliminarmente sciolti e i contatti vengono stabiliti solo con la parte israeliana la conseguenza sono pasticci come questo. Lo sport deve essere al di sopra dei conflitti e non deve prendere la parte di nessuno dei contendenti”, rimarca Cingoli per il quale “impressiona il modo un po’ superficiale di condurre le cose che rivela una non conoscenza della situazione sul terreno e del contesto diplomatico internazionale nel quale la posizione italiana sulla crisi israelo-palestinese è molto chiara: due popoli, due Stati, con Gerusalemme capitale condivisa. Oggi Gerusalemme è una città divisa, al di là dell’annessione proclamata da Israele e mai riconosciuta dalla comunità internazionale”. “Adesso è necessario trovare una formula che rispetti la ‘dignity’ di israeliani e palestinesi. Su questo punto il nostro ministero degli Esteri non deve prendere lezioni da nessuno. Un miglior coordinamento tra gli organizzatori del Giro e la Farnesina sarebbe stato auspicabile”. E se Israele dovesse ritirare la sponsorizzazione al Giro? “Non si può vendere una posizione politica del nostro Paese per un piatto di lenticchie”, la risposta di Cingoli.
Circa la notizia, riportata dai media israeliani che citano fonti governative, di un Donald Trump pronto a spostare in tempi brevi l’ambasciata Usa da Tel Aviv a Gerusalemme, il presidente del Cipmo commenta cauto: “Bisogna aspettare di conoscere il Piano Trump per la pace tra israeliani e palestinesi di cui si parla sin dal suo insediamento e che presumibilmente sarà illustrato all’inizio del 2018. Se il trasferimento dell’ambasciata Usa a Gerusalemme avverrà in un contesto in cui ci si avvia alla risoluzione del conflitto e alla definizione della prospettiva futura della Città Santa rispetto alle due entità nazionali che la abitano è un discorso. Ma se questa decisione dovesse essere presa dal presidente Usa come misura a sé allora farebbe fallire il piano prima ancora di cominciare”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Mondo

Informativa sulla Privacy