Firenze: i gesuiti, per somali ora soluzioni dignitose. “No a sgombero senza alternative, prima vengono le persone”

(DIRE-SIR) – In via Spaventa “la nostra politica è stata chiara sin dall’inizio: denuncia dell’occupazione, ma niente richiesta di sgombero senza alternative dignitose”. Lo scrive in una lunga lettera Ennio Brovedani, il padre gesuita responsabile dell’immobile occupato lo scorso gennaio da un centinaio di somali scampati al rogo dell’ex mobilificio di Sesto Fiorentino. Una struttura, spiega, “destinata ad ospitare un pensionato del più grande politecnico della Cina”. La trattativa “è tuttora in corso”, ma sottolinea “contrariamente a quanto insinuato erroneamente e maldestramente dal Movimento di lotta per la casa, il principale istigatore e responsabile dell’occupazione, la vendita dell’immobile al politecnico cinese non fa parte di una ‘ipocrita speculazione economica’, ma di un importante progetto interculturale sollecitato dal Comune di Firenze”. Tanto più, prosegue, “che il ricavato della vendita dell’immobile è destinato a sostenere alcuni progetti dei gesuiti italiani, tra cui l’avvio di un nuovo centro di accoglienza per rifugiati a Roma”.
Tuttavia, “ci siamo opposti allo sgombero, senza alternative reali e dignitose”. Fin dall’inizio, già lo scorso 17 gennaio, il giorno dell’occupazione quando “è prevalso in noi quel sentimento umano e civile che dovrebbe caratterizzare ogni essere umano e a maggior ragione ogni religioso e sacerdote: prima di tutto la persona e poi anche la legalità” in questo caso “palesemente infranta”. Perché “senza legalità non è possibile alcuna integrazione e convivenza civile. L’esercizio della legalità, però, esige delle rinunce da parte di tutti, deve essere contestualizzato e non deve avere come esito un ulteriore svilimento della dignità delle persone diversamente coinvolte. Soprattutto oggi che, rispetto al fenomeno migratorio, ci troviamo di fronte a una catastrofe umanitaria epocale, a un vero e proprio esodo biblico”. Così “in tutti questi mesi abbiamo continuato a portare aiuti umanitari agli occupanti somali e, nello stesso tempo, abbiamo avviato una lunga e impegnativa politica di mediazione con le istituzioni e le associazioni locali”. Perché nel palazzo “abbiamo constatato durissime condizioni climatiche, in particolare con l’arrivo del freddo, insostenibili condizioni di degrado e insicurezza nelle diverse stanze, tra cui condizioni igienico-sanitarie sempre più critiche e bombole a gas fuori norma”. Per questo “siamo contenti e riconoscenti che, dopo undici mesi, la collaborazione tra Comune di Firenze, Sprar, Anci e ministero dell’Interno, Caritas, Compagnia di Gesù in Italia e altre associazioni, permetta di prospettare soluzioni molto più dignitose rispetto a quelle proposte inizialmente”, come centri Sprar, accoglienza per donne, soluzioni di autonomia abitativa condivise con gli occupanti, concessione di titoli di viaggio a chi ne ha i requisiti, albergo popolare.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Europa

Informativa sulla Privacy