Diocesi: mons. Zuppi (Bologna), “la Chiesa è una madre, non una burocrazia che eroga servizi religiosi”

Un invito a percorrere “la via della sinodalità”. Lo rivolge ai fedeli della diocesi di Bologna l’arcivescovo, mons. Matteo Maria Zuppi, nella lettera pastorale dal titolo “Non ci ardeva forse il cuore?”, ispirata dal brano evangelico dei discepoli di Emmaus, che sarà presentata stasera, alle 20.45, nella Casa della cultura e della memoria di Marzabotto. “La sinodalità è un esercizio pratico di comunione: ci aiuta a gustarla e desiderarla, a conoscerla e costruirla”, aggiunge. “Se non lo facciamo, facilmente andremo ognuno per conto proprio e diventeremo tutti più deboli”. L’arcivescovo mette in guardia dal “contrario” di sinodalità, e cioè “ridurre la comune preoccupazione per la nostra famiglia, che richiede tutto noi stessi e dalla quale impariamo ad amarci, a regole di condomino o a esercizi di democrazia”. “È contrario alla sinodalità – sottolinea mons. Zuppi nella lettera già diffusa con Avvenire – l’acredine con cui difendiamo le nostre ragioni, anche se giustificata dall’amarezza delle delusioni; l’affermazione delle proprie verità, la banale esibizione del proprio orgoglio, i soliloqui dell’egocentrismo e dell’affermazione di sé. È contro la sinodalità anche un’idea del prete con un ruolo a responsabilità individuale totalizzante, una specie di ‘protagonista’ solitario esecutore di pratiche pastorali”. Perché “la Chiesa è una madre e non una burocrazia che eroga servizi religiosi”, “una madre che sa avvicinarsi a tutti, partendo dai poveri e dagli scartati, che sa toccare i suoi figli, che sa abbracciarli con forza e continuità, che a tutti ha una parola da dire. Una madre che accoglie tutti senza giudicare nessuno, perché tutti sono figli”.

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