Celam: concluso a Quito il convegno su “ecologia integrale”. Mons. Ramazzini, “siamo custodi della creazione e non padroni”

“Assumere per la nostra vita un modello di ‘ecologia integrale’ ci chiede dei solidi impegni sia in ambito personale che in quello di Chiesa istituzionale”. Lo ha affermato mons. Álvaro Ramazzini, vescovo di Huehuetenango (Guatemala) concludendo lunedì a Quito l’incontro per una ‘ecologia integrale’, promosso dal Celam (il Consiglio episcopale latinoamericano), assieme al Dipartimento giustizia e pace del medesimo organismo (Dejusol), alla Confederazione latinoamericana dei religiosi (Clar), alla Rete panamazzonica (Repam) e alla rete Iglesias y Minería. “La prima sfida – ha spiegato mons. Ramazzini – è fare in modo che i cristiani siano coscienti di che cosa implica questa visione creativa della creazione: non siamo padroni, ma siamo custodi della creazione. Ciò significa mettere in relazione in modo forte la fede con la vita. Questo è ciò che abbiamo detto nelle varie conferenze dei vescovi dell’America Latina: abbiamo molti battezzati ma pochi discepoli e missionari di nostro Signore Gesù Cristo”. In secondo luogo, ha spiegato il vescovo guatemalteco, la Chiesa è chiamata a stare in mezzo al suo popolo, ad accompagnare le speranze dei poveri e degli esclusi. “In terzo luogo – ha proseguito mons. Ramazzini – dovremmo sempre essere predicatori di buone notizie, anche se le notizie spesso sono brutte. Non dobbiamo essere uccelli di malaugurio. La buona notizia nasce proprio dal senso della speranza, dal sapere che Dio è il proprietario della storia; e che siamo collaboratori di questo piano che Dio ha per l’umanità”. Infine, è necessario comprendere “che la Chiesa è cattolica (cioè universale). Quindi, per la Chiesa non ci sono confini, per la Chiesa non c’è distinzione di razze, e i problemi di un luogo sono i problemi di tutti. Se parliamo di una globalizzazione economica, con i suoi aspetti positivi e negativi, non dimentichiamo che la prima insegnante di globalizzazione è la Chiesa. Da qui un invito all’apertura e non alla chiusura ‘nei propri piccoli mondi’”.

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