Diocesi: card. Montenegro (Agrigento), “passare dalla capacità di abitare a quella di vivere la comunità”

“La richiesta di aiuto della gente, spesso latente e silenziosa, e la risposta di prossimità della comunità, sempre più sollecita e generosa, devono diventare l’opportunità per trasformare le ‘fragilità dell’umano’ in nuovi luoghi di evangelizzazione e in nuove occasioni di salvezza. L’impegno che a tutti è richiesto in questo senso ci dovrà mettere nelle condizioni di passare dalla capacità di ‘abitare’ a quella di ‘vivere’ la comunità”. Lo scrive l’arcivescovo di Agrigento, il card. Francesco Montenegro, nella lettera pastorale “Con uno sguardo nuovo” che verrà consegnata nella celebrazione eucaristica che alle 18 conclude l’assemblea diocesana. “A tutti – aggiunge – vorrei che giungesse il mio abbraccio, insieme all’invito a rilanciare la sfida della comunione e della missione per la crescita del Regno di Dio: qui, ora e insieme”. All’inizio il cardinale rivela che “continua a risuonare in me il grido di dolore per la Cattedrale ferita e dimenticata, per il colle di Agrigento instabile e tradito e per il centro storico sempre più desolato e cadente” e afferma che “sogno testardamente una ‘risurrezione’ che diventi segno di una ripresa generale”. L’arcivescovo chiede a tutti i membri della comunità diocesana di “essere capaci di ‘abitare la comunità’ in modo rinnovato”. “Questo – spiega – ci radicherà maggiormente nel territorio, ma ‘con uno sguardo nuovo’, che ridarà un significato profetico ai gesti della nostra fede e alle parole della nostra testimonianza, senza lasciarci intrappolare nella nostalgia e nelle consuetudini di un passato che non c’è più”. Montenegro si sofferma poi sulle “fragilità dell’umano” che “ci riguardano e ci ricordano che non siamo migliori degli altri”. Il riferimento è a crisi della famiglia, malattia, disabilità psico-fisica, povertà materiale, disagio sociale, solitudine. Un passaggio è poi dedicato al “proliferare di quella mentalità mafiosa e di quella cultura della violenza che si insinua come un cancro nei nostri ambienti”. La lettera si conclude con alcune indicazioni e alcuni suggerimenti pratici: la “sfida della conversione”, un “atteggiamento di autentica prossimità”, un “impegno sistematico di collaborazione” rilanciando “il valore dei ‘poli pastorali’” e l’“entrare nella stessa lunghezza d’onda”.

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