Sir: principali notizie dall’Italia e dal mondo. Ostia, due persone gambizzate in pizzeria. Rei, le domande dal 1° dicembre. Altri 23 indagati per la tragedia dell’Hotel Rigopiano

Ostia: agguato in una pizzeria, gambizzati padre proprietaria e pizzaiolo

Ostia torna di nuovo al centro della cronaca con un altro episodio di violenza a pochi giorni dal voto per l’elezione del nuovo presidente del Municipio X e ad un paio di settimane dall’aggressione a un giornalista della Rai, colpito con una testata da Roberto Spada. Ieri sera, introno alle 22, una persona che indossava un casco ha sparato alcuni colpi davanti ad una pizzeria. Sono rimasti feriti in due: il padre della proprietaria, un italiano di 50 anni, colpito al polpaccio, e il pizzaiolo 41enne, alla gamba e al gluteo. Entrambi sono stati portati d’urgenza all’ospedale Grassi e non sarebbero in pericolo di vita. Su quanto è accaduto indaga la polizia, giunta sul posto dell’agguato: secondo gli investigatori sarebbe un chiaro avvertimento.

Reddito di inclusione: domande dal 1° dicembre, si percepirà al massimo 485 euro al mese

Per contrastare la povertà in Italia, sarà in vigore dal gennaio 2018 la misura del reddito di inclusione (Rei) che interesserà centinaia di migliaia di famiglie italiane per un totale di 1 milione e 800mila persone in difficoltà. Dal 1° dicembre, sarà possibile presentare al proprio Comune di residenza la domanda per accedere alla misura che oltre a un beneficio economico prevede un progetto personalizzato per la persona in situazione di bisogno. L’Inps ha definito ieri i criteri. Il beneficio sarà indirizzato in prima battuta alle famiglie con minori, disabili, donne in gravidanza a quattro mesi dal parto e disoccupati over 55. Avrà un tetto di 485 euro al mese, pari a 5.824,80 l’anno). Lo potranno chiedere cittadini comunitari o extracomunitari con permesso di soggiorno e residenza in Italia da almeno 2 anni. Il nucleo familiare del richiedente dovrà avere un valore dell’Isee, in corso di validità, non superiore a 6mila euro e un valore del patrimonio immobiliare, diverso dalla casa di abitazione, non superiore a 20mila euro.

Tragedia Rigopiano: altre 23 persone indagate, c’è anche l’ex prefetto di Pescara

C’è anche l’ex prefetto di Pescara, Francesco Provolo, tra le 23 persone raggiunte da avviso di garanzia per la tragedia nella quale, lo scorso 18 gennaio, morirono 29 morti a causa della valanga che travolse l’Hotel Rigopiano. Tra gli indagati ci sono il presidente della provincia di Pescara, Antonio Di Marco, il sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta, entrambi già finiti sotto inchiesta già prima dell’estate, e numerosi dirigenti pubblici. L’accusa per Provolo, di recente trasferito all’Ufficio centrale ispettivo del Dipartimento dei vigili del fuoco, è di omicidio colposo plurimo e lesioni colpose plurime. Stessa contestazione fatta dai magistrati a Ida De Cesaris e a Leonardo Bianco, rispettivamente dirigente e capo di gabinetto della Prefettura. Secondo i pm la Regione Abruzzo non ha realizzato la mappa di rischio valanghe mentre il Comune di Farindola non ha predisposto un piano regolatore. Nessun avviso di garanzia per la funzionaria dell’Unità di crisi che ricevette le telefonate di allerta dopo la valanga e le considerò uno scherzo perché, stando alle informazioni in suo possesso per comunicazioni interne, all’hotel Rigopiano non era successo niente. I famigliari delle 29 vittime, radunatisi ieri davanti alla Procura di Pescara, auspicano un rapido accertamento delle responsabilità.

Isis: appello a “lupi solitari” contro Roma e Vaticano

Nuovo appello ai “lupi solitari” a colpire Roma, il Vaticano e i “crociati”. È quello contenuto nelle ultime infografiche di propaganda dell’Isis, che circolano sui canali Telegram del Daesh, ora al vaglio dell’intelligence. Nell’ultima immagine un terrorista, affiancato da armi e un lupo bianco, domina da un’altura piazza San Pietro. Il testo che l’accompagna è un invito ai lupi solitari a colpire i crociati in questo periodo in cui le festività si stanno avvicinando. “Giovani, donne, anziani, siete tutti nel mirino delle nostre frecce e quello che sta per venire è ancora peggio”. E proprio contro i “lupi solitari”, ha affermato il ministro degli Interni Minniti, “dobbiamo essere molto forti sul terreno della prevenzione e della intelligence”. “Cruciale” il ruolo del web, “che in questi anni – ha osservato – è stato luogo di radicalizzazione e reclutamento, istruzione ed emulazione”

Yemen: aiuti e operatori umanitari ancora bloccati fuori dal Paese

Centinaia di operatori di 50 agenzie non sono ancora riusciti ad entrare in Yemen per portare aiuti umanitari nonostante l’annuncio della coalizione guidata dall’Arabia Saudita circa la riapertura del porto di Hodeida e dell’aeroporto di Sanaa. La situazione al momento critica e, per ora, non sembra aver essere stata completamente risolutiva la forte pressione esercitata da Nazioni Unite e comunità internazionale, nel tentativo di alleviare la catastrofica situazione del Paese in guerra, nel quale secondo l’Onu sarebbero morte circa 9mila persone dall’avvio della campagna militare da parte dell’Arabia Saudita nel marzo 2015 contro i ribelli Houthi.

Argentina: la Marina rivela che ci fu un’esplosione nel sottomarino scomparso

Si deve ad “un’esplosione” il rumore rilevato mercoledì 15 novembre nella zona dove si trovava l’Ara San Juan, il sottomarino argentino scomparso nell’Atlantico del sud, nei pressi della Patagonia. Lo ha annunciato il portavoce della Marina militare, Enrique Balbi. E se allora quel “nuovo indizio” lasciava ben sperare per una localizzazione e un recupero, ad una settimana di distanza l’analisi di questo rumore, ha precisato il portavoce militare, ha permesso di stabilire che si trattava di “un evento anomalo, singolare, breve, violento e non nucleare”, cioè “una esplosione”. E mentre proseguono le ricerche, con l’invio di specialisti della Marina russa ordinato da Putin, le autorità non parlano ancora di morti, ma tra i famigliari dei 44 membri dell’equipaggio vanno riducendosi le speranze.

Zimbabwe: il neo presidente Mnangagwa tornato in patria per prestare giuramento

Il neo presidente ad interim dello Zimbabwe, Emmerson Mnangagwa, è tornato in patria per prestare giuramento. Resterà in carica fino al 2018, quando si svolgeranno le elezioni. Già vicepresidente di Mugabe, Mnangagwa era stato costretto alla fuga dopo che l’ex Capo dello Stato dimessosi in settimana dopo 37 anni alla guida del Paese, lo aveva accusato di “slealtà e inaffidabilità”. Mnangagwa si era rifugiato in Sudafrica, Paese che ha svolto un importante ruolo di mediazione dopo il recente golpe militare.

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