Luigi Sturzo: mons. Tasciotti (Giudice istruttore), “fu sintesi fra l’essere cittadino e sacerdote”

“Don Sturzo non aveva una ideologia ma seguiva una dottrina che era l’amore di Dio”. Lo ha detto monsignor Francesco Maria Tasciotti, giudice istruttore della Causa di beatificazione e canonizzazione del servo di Dio don Luigi Sturzo, giunta al termine della fase diocesana. Questa mattina i motivi dell’apertura del percorso sono stati illustrati in una conferenza stampa a Roma, insieme all’annuncio della nuova fase, quella apostolica, che si compirà in Vaticano. La causa è durata 22 anni e ha raccolto oltre 180 testimonianze. “Don Sturzo – ha detto Tasciotti – ha onorato il sacerdozio cattolico soprattutto nel Meridione. Il fatto che fosse diventato pro-sindaco non era insolito in passato, inoltre, la sua famiglia era veramente santa e cattolica”. “Nella doppia dimensione di prete e cittadino – ha sottolineato – ha operato la vera sintesi di pacificazione fra le due. Credo sia un esempio scomodo perché pochi sanno camminare in pace nel doppio ruolo. Per farlo gli occorreva avere intelligenza e fede che, secondo san Paolo, non è da tutti”. Postulatore della Causa è stato l’avvocato Carlo Fusco che ha descritto il sacerdote esiliato dalla dittatura fascista come “una persona che ha realizzato il disegno di Dio su se stessa”, che “ha scelto la sua vocazione in mezzo alla gente con le famiglie povere di Trastevere e nelle solfatare in Sicilia”. Nella giornata di domani è prevista la cerimonia ufficiale di chiusura della fase diocesana della causa in Vicariato e a seguire un convegno presso l’Istituto Luigi Sturzo.

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