Lavoro: Camusso (Cgil), “contrattare la tecnologia”, algoritmo è “nuovo capo del personale”

“Non dobbiamo pensare agli algoritmi come entità astratte, ma come frutto di scelte, che come tali vanno contrattate”. Lo ha detto Susanna Camusso, segretaria generale della Cgil, intervenendo alla conferenza internazionale delle organizzazioni sindacali in corso in Vaticano. “Oggi dobbiamo chiederci come sia possibile contrattare la tecnologia”, ha spiegato Camusso indicando in tale impegno uno dei compiti principali del sindacato del futuro. “La tecnologia – ha fatto notare – è straordinariamente avanzata nel settore terziario, dove molte mansioni sono sostituite dalle macchine”. Ciò significa, ha spiegato, “colpire il lavoro delle donne e spesso dei migranti, cioè la fascia più debole della popolazione, che con più difficoltà accede alla riqualificazione del lavoro”. “In tante parti del mondo il lavoro sta diventando invisibile”, la denuncia della sindacalista, secondo la quale “anche in Italia tornano forme di schiavismo organizzato attraverso la tratta di esseri umani, come il caporalato”. “Al lavoro che si distrugge si deve porre rimedio attraverso la creazione di nuovo lavoro”, la proposta della Cgil, che ha definito urgente per il mondo sindacale il compito di “contrastare l’idea che il mondo si polarizzi tra una èlite che ha il monopolio del lavoro, grazie alla padronanza delle nuove tecnologie, e il resto che non può accedervi”. Altro compito del sindacato, per Camusso, è “chiedersi come possano essere tutelati i diritti delle persone che lavorano, indipendentemente dal luogo in cui lavorano e dalle forme di contrattualizzazione”. “L’idea che il mondo del lavoro si polarizzi tra una élite di pochi che lavorano e tanti che ne vengono esclusi – ha concluso Camusso – è l’idea che i processi migratori siano processi di lavoratori invisibili, sfruttati, che rasentano la schiavitù”. “Includere, a tutti i livelli”, la parola-chiave per il sindacato: “In primo luogo – ha affermato la segretaria generale della Cisl – attraverso la formazione, che è il primo strumento per evitare la polarizzazione, per non subire la tecnologia ma per interagire con essa”.

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