Diocesi: Roma, vescovi ausiliari eletti. Don Ricciardi, “desidero portare a chi vive nella malattia la carezza del Papa”. Padre Libanori, “in questa inattesa chiamata segno della misericordia di Dio”

“Don Paolo avrà come impegno la pastorale sanitaria quindi la cura degli ospedali qui nella città di Roma , mentre padre Daniele continuerà il suo impegno nella formazione dei sacerdoti a cui si aggiunge adesso anche l’impegno con i diaconi permanenti”. Lo ha ricordato stamattina, alle 12, mons. Angelo De Donatis, vicario generale del Papa per la diocesi di Roma, annunciando le nomine, da parte di Papa Francesco, dei due nuovi vescovi ausiliari di Roma: don Paolo Ricciardi, dal 2015 parroco a San Carlo da Sezze, e il gesuita padre Daniele Libanori, rettore della chiesa di San Giuseppe dei Falegnami, nuova “casa” dei preti di Roma per iniziativa del vicario generale De Donatis. Molti i grazie pronunciati da don Ricciardi: alla famiglia, al collegio episcopale romano, al Seminario, vissuto prima da studente poi da assistente, e alle sue “comunità parrocchiali”. Poi le sue parole sono andate ai “tanti medici, tanti infermieri, tanti operatori nella sanità che conosco e che soprattutto conoscerò. Mi auguro con loro – ha affermato – di poter crescere in uno spirito di collaborazione e fiducia, con il desiderio, da oggi, portare a chi vive nella malattia e nella prova la carezza del Papa e della Chiesa di Roma, la mano forte e tenera del Signore Gesù, medico delle anime e dei corpi”.
Quindi ha preso la parola padre Daniele Libanori che ha detto di aver “accolto con comprensibile stupore questa nuova inattesa chiamata, nella consapevolezza serena dei miei limiti, con piena adesione alla decisione del Santo Padre nella quale vedo senza incertezze volontà di Dio”. E ha continuato: “Il Signore mi propone un nuovo inizio. Mi sento un po’ come quando entrai in Noviziato, in età già matura. Una volta ancora il Signore mi domanda di rimettermi in cammino dietro a lui e di prestare orecchio, facendo ciò che egli dirà attraverso le vicende della vita e la parola del Santo Padre e del suo vicario a Roma. Non ho più la sicurezza dell’età giovanile; non mi sento più molto forte”. Ma, ha concluso, “nella luce della fede, ritrovo anch’io la serenità e riconosco in questo invito del Signore un segno grande e inatteso della sua misericordia, una nuova opportunità per servire, un nuovo appello alla conversione e alla santità. Il Santo Padre mi ha chiamato al ministero episcopale per aiutare il suo vicario nel servizio della Chiesa che vive a Roma. Questo per me oggi è una grazia e una gioia”.

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