Totò Riina: mons. Staglianò (Noto), “carnefice e vittima non possono stare accanto”

“Il carnefice non starà accanto alla vittima, specie se con le sue malvagità ha oscurato totalmente e radicalmente la ‘luce’ che pur aveva in quanto ‘animale divino’, cioè uomo creato nell’immagine e nella somiglianza di Dio”. Lo scrive mons. Antonio Staglianò, vescovo di Noto, nell’editoriale pubblicato sul settimanale “La Vita Diocesana”, a proposito della morte del boss Totò Riina e della realtà ultraterrena. Confutando la teoria “pelagiana”, secondo cui “vittima e carnefice potrebbero abitare insieme in un angolo di paradiso”, il vescovo cita l’enciclica “Spe Salvi” di Benedetto XVI per spiegare che la condanna sia possibile per “gli operatori d’iniquità, i malvagi, quelli che hanno fatto soffrire gli altri senza chiedere perdono e senza darne”, “pur avendo davanti a sé un Dio tutto misericordia”. Quindi, il carnefice “si presenterà così ‘oscurato’ nella sua estrema solitudine – questo è l’inferno – che nessuna parola di speranza potrà raggiungerlo, neanche quella del Cristo che con la sua morte in croce ha ‘espiato anche per lui’. E non perché ‘il malfattore sia imperdonabile’, ma solo perché, così definitivamente oscurato, rifiuta anche il perdono che il Padre della misericordia offre a tutti, nella sua abissale giustizia”. Infine, un monito per i cristiani perché capiscano che “‘Dio è speranza per tutti’ e loro – se vogliono restare cristiani – non possono giudicare al posto di Dio e da cristiani devono sperare anche per Totò Riina. Non potranno mai dire che ‘l’inferno è vuoto’, ma potranno ‘sperare che lo sia’”.

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