Società: card. Bagnasco, “la vita fragile interpella non solo la famiglia”, ma tutta la comunità e le istituzioni

“Quando la Chiesa si interessa dell’inizio e della fine della vita, lo fa anche per salvaguardare il ‘durante’, perché ciò che le sta a cuore è tutto l’uomo la cui dignità non è a corrente alternata”. Lo ha detto il card. Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova, per dieci anni presidente della Cei, in un’intervista rilasciata oggi ad Avvenire, in cui anticipa i contenuti di un libro intervista sul suo decennio alla guida della Conferenza episcopale italiana. “La vita nascente come la vita malata o anziana è parte viva e cara del corpo familiare, poiché ognuno è importante e sta a cuore agli altri per quello che è, non per ciò che fa o produce”. Una dimensione che, secondo il porporato, non è solo familiare ma che dovrebbe riprodursi nel corpo sociale e nello Stato. “La fotografia realista di una società è determinata anzitutto dal suo rapportarsi virtuoso non con i soggetti efficienti e produttivi – ha sottolineato Bagnasco -, ma con i più bisognosi e indifesi”. Quindi, “la vita fragile interpella non solo la famiglia, che già se ne fa carico, ma la società intera; chiede alla comunità e ai suoi apparati istituzionali di non abbandonarla ma di essere presa ‘a cuore’. Sta qui la prima e incancellabile verità di una collettività e non in termini di assistenza, bensì di giustizia, poiché questo è lo scopo della buona politica”.

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