#FutureOfHumanity: card. Ravasi, “cultura e scienza camminino in equilibrio sul filo della vita”

“L’occhio bionico in campo militare per potenziare la visione notturna o gli impianti di microchip sottocutanei non sono un gioco di società, ma spie di mutamenti che incideranno sulla carne delle persone; eppure molti non hanno ancora strumenti per capirlo”. Lo sottolinea, in un’intervista al Sir, il card. Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della cultura, a conclusione dell’Assemblea plenaria del dicastero vaticano, che si è svolta dal 15 al 18 novembre, a Roma, sul tema “Il futuro dell’umanità: nuove sfide all’antropologia”. “Su questa piazza – prosegue il porporato – si affacciano scienziati, filosofi e teologi, ognuno con il proprio statuto epistemologico e con le proprie grammatiche. Si corre il rischio che, ancora una volta, tra gli scienziati arrivi pure qualche apprendista stregone e che tra noi vi siano alcune figure religiose tuttora legate a visioni deprecatorie o di irrisione caricaturale”. Secondo il cardinale, “occorre purificare questi due modelli: è una questione di statuto, metodo, identità. Ma più in generale, occorre che cultura e scienza camminino in equilibrio – per usare l’immagine di un filosofo contemporaneo – lungo la mirabile e delicata fune fisica, storica e trascendente della vita umana”.
“Quando si esprime su questi temi, la Chiesa è spesso squalificata prima ancor di prendere la parola, tacciata di essere contro il progresso.
È pertanto necessario uno stile ispirato al criterio dell’intelligere (intus legere), ossia del comprendere analizzando e giudicando criticamente. La vera intelligenza cerca di penetrare, si pone nei confronti della scienza in atteggiamento aperto, senza temere o detestare. Con una fiducia di base ma in modo critico, dicendo no al riduzionismo scientista che pretende di spiegare tutto secondo il metodo delle scienze naturali, e no al riduzionismo teologico che rischia di relegare il cristianesimo nel mondo delle favole. Il passo successivo è un approccio interdisciplinare, anzi transdisciplinare, mantenendo il proprio statuto epistemologico ma al tempo stesso acquisendo i contributi offerti da altre discipline”.

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