Povertà: Landri (Caritas Agrigento), “la Chiesa ha il dovere di farsi prossimo di chi ha smesso di sperare il futuro”

“La Chiesa ha il dovere di farsi prossimo di chi ha smesso di sperare il futuro”. Lo ha affermato questa mattina Valerio Landri, della Caritas diocesana di Agrigento, intervenendo a Roma in occasione della presentazione del Rapporto 2017 di Caritas Italiana. Dopo aver ricordato di provenire da una terra di immigrazione ed emigrazione, nella quale “continuano gli sbarchi fantasma dalla Tunisia, con giovani che si disperdono sul nostro territorio, cercano di raggiungere la Francia o si propongono con il loro carico di aspettative e speranze unendosi ai giovani agrigentini”. A questo si aggiunge un “contesto depresso per il reddito pro capite”, una percentuale di neet al 41,4% che “rappresenta il top in Europa” e una fuga di giovani che avvertono la terra di nascita come “madre e matrigna”, nella quale “vorrebbero restare e investire e invece dalla quale si sentono buttati fuori perché impedisce l’innovazione”. In sostanza, sono “giovani soffocati in questo contesto”; e se qualcuno decide di partire, altri scelgono “di smettere di studiare perché non ne percepiscono il valore”. Landri ha raccontato di “Corner granata”, lo “sportello di orientamento socio-lavorativo nato nel 2015 per farsi compagni di viaggio dei neet e anche di adulti che hanno perso il lavoro”. L’obiettivo è fornire “loro sostegno, aiutandoli a recuperare fiducia in se stessi, e fornire sostegno alla ricerca attiva del lavoro”. “In tre anni – ha spiegato – sono stati ascoltati 426 giovani tra i 18 e i 35 e 131 dai 36 ai 42 anni. Tre sono gli sportelli aperti e due saranno aperti a breve”. Landri ha sottolineato “l’importanza di formazione, non solo professionale, per i giovani: percorsi di cittadinanza attiva, l’alternanza scuola-lavoro, servizio volontariato europeo in accoglienza e invio, supporto all’integrazione e corsi di alfabetizzazione”. E, ricollegandosi al tema dell’immigrazione affrontato ad inizio intervento, ha osservato che “non è vero che l’Italia è un Paese accogliente, siamo tolleranti. Ragioniamo ancora su ‘noi’ e ‘loro’. I giovani migranti sono un presenza di fragilità nel nostro contesto, hanno bisogno di essere orientati, di capire come funziona il mondo del lavoro e di avere e voce”.

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