Plenaria Pcc: card. Ravasi, “domanda, intelligenza critica, transdisciplinarietà e dialogo scienza-umanesimo”

“La legge dell’interrogazione, ossia la domanda. Non per nulla la prima domanda della Bibbia riguarda l’uomo: Adamo dove sei?”. Il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della cultura, inaugura a Roma la plenaria del dicastero sul tema “Il futuro dell’umanità: nuove sfide all’antropologia” (quattro sessioni di lavoro che si concluderanno sabato 18 con l’udienza con Papa Francesco) e delinea le quattro “norme metodologiche” che verranno adottate nel corso dei lavori. La prima è appunto la domanda, ma “non è facile – avverte -. Noi ci troviamo in un mondo che non ha molte persone da interrogare. Nella ‘Nouvelle Eloise’, Roussseau afferma che l’arte di interrogare non è facile, è più arte da maestri che da principianti; tuttavia l’interrogazione è il principio della scienza”. Il secondo approccio è “quello dell’intelligere (intus legere), ossia comprendere giudicando criticamente le risposte. La vera intelligenza – chiosa il cardinale – è anche critica, cerca di penetrare, si pone nei confronti della scienza in atteggiamento aperto, senza temere, giudicare o detestare. In modo critico ma con una fiducia di base”. E ancora: “Oltre l’unidisciplinarietà, l’interdisciplinarietà e la multidisciplinarietà c’è una quarta possibilità, la transdisciplinarietà”. Un rischio c’è, mette in guardia Ravasi: “Ognuno deve mantenere il suo statuto epistemologico ma al tempo stesso acquisire contributi offerti da altre discipline”. Infine, il rapporto tra classicità e modernità, humanities e scienze. Steve Jobs, parlando all’università di Harvard nel 2005 – ricorda il presidente del Pcc – ha esaltato la figura dell’ingegnere rinascimentale affermando che non si possono unire i punti guardando solo avanti, ma solo se si guarda anche indietro”. “La tecnologia da sola non basta. È il matrimonio tra scienza e arti liberali e umanistiche a farci sorgere il canto nel cuore”, il testamento lasciato dal fondatore di Apple, conclude il cardinale.

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