Stati Uniti: vescovi, “inaccettabile” la riforma fiscale proposta dalla Camera dei rappresentanti

(da New York) “Inaccettabile”. I vescovi americani usano un solo aggettivo per bocciare la riforma fiscale proposta dalla Camera dei rappresentanti statunitense. Ieri monsignor Frank J. Dewane vescovo a capo della commissione “Giustizia e sviluppo umano”, monsignor Oscar Cantù, presidente di “Giustizia e pace”, e monsignor George V. Murry, presidente della Commissione educazione, hanno scritto una lettera di tre pagine ai deputati nazionali invitandoli a rivedere “un disegno di legge che porterebbe svantaggi e nuovi e irragionevoli costi alle famiglie e a coloro che lottano nelle periferie della nostra società”. I vescovi fanno un’analisi molto puntuale della proposta legislativa ed evidenziano che se, da un lato, “il raddoppio delle deduzioni standard aiuterà una fascia di poveri e ridurrà il loro debito” e “l’istruzione beneficerà di alcune disposizioni”, dall’altra, la riforma rischia di accrescere le imposte sul reddito dei lavoratori più poveri a tutto vantaggio dei contribuenti ricchi. La legge prevede un aumento biennale progressivo della tassazione per chi dichiara un reddito dai 10mila ai 40mila dollari, a fronte di deduzioni irrisorie. La linea di povertà per uno statunitense è fissata sui 12mila dollari per i single e 24mila per una famiglia con due bambini e oggi 1 americano su 3 vive al di sotto del 200% dello standard fissato. Quella che viene presentata “come la prima riforma fiscale federale nella storia degli Usa in realtà accrescerà le imposte sul reddito dei lavoratori poveri e ridurrà le tasse ai ricchi”.

Le proiezioni sul disavanzo valutate nei prossimi dieci anni su 1.5 trilioni di dollari e che sono fonte di preoccupazione per il Senato non possono, secondo i vescovi, “avallare una riforma irragionevole e penalizzante”. Se il disegno di legge venisse approvato ci sarebbero tagli agli incentivi dei datori di lavoro che assumono disabili, veterani e disoccupati di lunga data. Tagli riguarderebbero i programmi di adozione e le agevolazioni per le famiglie che hanno adottato bambini con gravi disabilità. Si ridurrebbero le detrazioni sui prestiti concessi agli studenti o quelli per l’acquisto della prima casa. Verrebbero eliminate le deduzioni per le spese mediche straordinarie sostenute da famiglie colpite da malattie gravi e croniche. In bilico anche il sostegno alle organizzazioni no-profit e alle associazioni di volontariato che lavorano con i poveri: la nuova legge poi disincentiverebbe partnership tra pubblico e privato nell’ambito assistenziale. I contribuenti immigrati, inoltre, non usufruirebbero del credito d’imposta per la famiglia e per l’istruzione dei figli. Sarebbero invece abolite le tasse per i patrimoni immobiliari con una valore dai cinque (se single) agli 11 milioni di dollari (se coppia) e verrebbe cancellata la Amt, la tassa minima ideata per impedire ai ricchi di trovare scappatoie nella contribuzione fiscale. Sgravi sono previsti sulle donazioni caritatevoli di notevole entità fatte dai miliardari: punto contestato dai vescovi che vorrebbero deduzioni anche per altre donazioni meno considerevoli ma che verrebbero di fatto a sostituire gli importi versati dalla pubblica amministrazione e allargherebbero il concetto di responsabilità sociale a tutti. I vescovi invitano il Congresso, data la vastità della materia, a non essere frettoloso nell’approvazione della legge e a “discutere della riforma con tutti gli americani perché ne comprendano appieno gli effetti. Questa legislazione rimane inaccettabile e richiede cambiamenti per amore delle famiglie e dei poveri che bussano alla nostra coscienza”.

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